La confusione prodotta dal lockdown a singhiozzo nelle vacanze natalizie è culminata ieri con l’errore pubblicato in una prima versione online della Gazzetta ufficiale dove è stato pubblicato il decreto emanato dal consiglio dei ministri. Sul sito è apparsa erroneamente la seguente dicitura: il decreto Covid sul Natale entra «in vigore» il «19/12/2021». Il lapsus è stato immediatamente corretto, il decreto è entrato in vigore ieri e terminerà il 6 gennaio. «E per un anno…liberi tutti!» ha scritto il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, pubblicando su twitter uno screenshot del sito della Gazzetta.

È INIZIATO COSÌ L’ULTIMO weekend in giallo prima della chiusura in rosso. C’è stato il ritorno allo shopping con modalità simili a quello milanese dell’otto dicembre che ha inquietato lo stesso governo che pochi giorni prima aveva riaperto invitando ad usare il «cashback» per gli acquisti con le carte di credito. È successo nel centro di Bologna: via Indipendenza, via Rizzoli, via Farini, le strade intorno a piazza Maggiore. A Roma è stato chiuso un tratto via del Corso e due stazioni della metro per bloccare l’afflusso della folla. A Napoli erano piene via Toledo, via Chiaia e Piazza Dante, via Scarlatti e via Luca Giordano al Vomero, via Epomeo a Fuorigrotta. Per quanto riguarda i trasporti, almeno ieri, e diversamente dalle previsioni apocalittiche, non ci sono stati esodi di massa.

MANCANO QUATTRO giorni alle due settimane di aperture e chiusure. In dieci giorni la zona rossa sarà estesa a tutta Italia: 24-25-26-27 e 31 dicembre, 1-2-3-5 e 6 gennaio. In quattro ci sarà la zona gialla: 28, 29, 30 dicembre e il 4 gennaio. Ultimi chiarimenti sul rompicapo sono arrivati ieri:sipotràandare nelle seconde case all’interno della stessa regione. Deroga sui divieti ai parenti più stretti al cenone. Ci potranno essere due persone in più oltre ai conviventi oltre ai minori di 14 anni. A sostegno del sudoku natalizio tra il rosso e l’arancione, preferito a un lockdown continuativo di 14 giorni come quello adottato in Germania, paese evocato come modello di «serietà», ieri è intervenuto il Pd. Il suo segretario Nicola Zingaretti ha definito le misure «molto severe per contenere la pandemia. Ce ne assumiamo tutta la responsabilità». Ggli esperti come Walter Ricciardi consulente del ministro della Salute Speranza, ritengono invece che le chiusure localizzate avrebbero dovuto essere adottate già da ottobre e che quella disposta tardivamente, dopo settimane spese dal premier Conte a rassicurare su un Natale «aperto», dovrebbe durare almeno fino a metà gennaio. Non sono stati ascoltati né due mesi fa, né oggi.

IL MINISTRO dell’Economia Roberto Gualtieri ha ricordato ieri che il governo ha previsto, com’è ormai tradizione, il quinto decreto «ristori». A gennaio, ha detto, «proseguiremo la nostra azione di sostegno con un nuovo intervento per completare il quadro dei ristori, con l’introduzione, tra le altre cose, di un meccanismo perequativo in grado di garantire un maggiore contributo a chi ha perso di più durante i mesi della crisi». Per coprire lo stillicidio delle chiusure e riaperture a ripetizione il governo ha stanziato per bar, i ristoranti, le gelaterie, pasticcerie e altri contributi a fondo perduto per un massimo di 455 milioni nel 2020 e 190 milioni nel 2021. Il contributo spetta alle partite Iva che hanno già beneficiato dei ristori previsti dal decreto rilancio per un importo pari a quello ottenuto in base al dl di maggio e che non potrà superare i 150 mila euro. Il ristoro sarà corrisposto direttamente sul conto corrente dall’Agenzia delle Entrate.

SULLE SCUOLE da riaprire il 7 gennaio ieri si è svolto un incontro tra i ministri Azzolina, Boccia, Speranza, De Micheli, Lamorgese e le regioni. Si è parlato di bus privati per assicurare il servizio pubblico, militari per i tamponi agli studenti, scuole aperte di pomeriggio con ingressi scaglionati. Si fa anche strada l’idea di allungare l’anno scolastico al 30 giugno perché la didattica a distanza a cui sono stati costretti gli studenti non sembra essere valutata allo stesso livello di quella in presenza. Sarebbero escluse le terze medie e le quinte superiori. Il movimento «Priorità alla scuola» insieme agli studenti, da oggi a mercoledì 23, hanno annunciato manifestazioni per il ritorno in sicurezza di tutti gli studenti in 28 città. «Non è negoziabile» dicono gli attivisti.Il governo prevedeun ritorno in classe per il 75% degli studenti delle superiori. In queste ore si ipotizza che in realtà solo il 50% di loro potrà farlo. La protesta si svolgerà a Firenze, Pontedera (PI), Pisa, San Miniato (PI), Mantova, Modena, Faenza, Bologna, Roma, Milano, Torino, Napoli, Benevento, Verona, Salerno, Padova, Prato (FI), Pistoia, Massa Carrara, Pontecagnano (SA), Udine, Terni, Perugia, Vicenza, Bari, Taranto, Luserna San Giovanni (TO), Reggio Emilia. Lo slogan delle manifestazioni è:: “Ci si vede il sette gennaio”.