«Un meccanismo pacifico e provato». Con queste parole ieri i pm milanesi Laura Pedio e Antonio Pastore hanno descritto il giro di soldi e favori che ruotava intorno alla sanità lombarda. Al centro l’ex governatore della Lombardia, e attuale presidente della Commissione agricoltura del senato, Roberto Formigoni, gli yacht e le vacanze di lusso non pagate in cambio di delibere ad hoc della Giunta regionale per favorire la clinica pavese Maugeri per un totale di circa 200 milioni di euro. Formigoni è accusato di associazione a delinquere e corruzione. Per questo ieri sia i pm sia le parti civili hanno chiesto il suo rinvio a giudizio come per l’uomo d’affari Pierangelo Daccò (già condannato a dieci anni per il crac dell’ospedale San Raffaele) e per l’ex assessore regionale Antonio Simone. «Dov’è la novità? – è stato il ritornello di Formigoni – è da qualche anno che i pm di Milano chiedono il mio rinvio a giudizio, ma non sono mai riusciti a dimostrare la mia colpevolezza. E mai ci riusciranno. Per undici volte sono stato rinviato a giudizio ma il Tribunale ha sempre riconosciuto la mia innocenza». Più difficile per Renzi spiegare perché anche il suo governo ha bisogno del consenso Celeste.