In tempi non sospetti ma di fluttuante immaginazione, gli artisti hanno spesso optato per la molteplicità di senso che la maschera – come dispositivo di sperimentazione formale e identitaria – possiede. Un uso che si innesta nel processo di disidentificazione/identificazione del sé e che coglie, nella geometria del velamento/disvelamento, il concetto di transitorietà. Come nel caso della ricerca di James Lee Byars (1936-1997) leggendario artista concettuale e performer, i cui temi della fragilità, invisibilità e morte, confluiscono nella ricerca del sublime e della perfezione. La sua indimenticabile allure, sottolineata da vestiti d’oro, guanti neri, l’inseparabile cappello nero e, spesso, il...