Corpo, vicinanza, movimento, spazio, elementi fondanti per la danza e la sua espressione, gli stessi che sono stati centrali e penalizzati nel contenimento del virus nei mesi più duri della quarantena. Ora che si torna a fare spettacolo dal vivo tutto questo entra nel progetto Corpi Elettrici del collettivo Mine in prima assoluta nei giorni scorsi a Bologna per la diciottesima edizione di Gender Bender, festival internazionale sulla rappresentazione delle identità di genere nelle arti contemporanee, prodotto da Il Cassero LGBTI Center, diretto da Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli. Una performance di danza contemporanea che fin dal suo processo creativo è calata in questi tempi, frutto di una nuova modalità di lavoro fatta a distanza, su piattaforma, durante il confinamento.

PER LA PRIMA volta gli studenti della scuola di musica elettronica del conservatorio G. B. Martini di Bologna hanno lavorato in stretta collaborazione con cinque talentuosi coreografi: Roberta Racis, Silvia Sisto, Francesco Saverio Cavaliere, Siro Guglielmi, Fabio Novembrini, tutti di formazione classica. «Una genesi inedita», spiega la Racis, «per un lavoro nato con gli autori della partitura musicale a cui noi abbiamo contribuito in parallelo a quella fisica, coreografica». Gli studenti hanno lavorato ai brani in videoconferenza insieme ai ballerini, sviluppando alcune loro indicazioni sulle tracce date per le coreografie. Uno scambio e un dialogo continuo che ha portato alla creazione di venti pezzi di due minuti per altrettante microdanze eseguite dai coreografi.

UNA TRADUZIONE sonora composta anche da rumori registrati fra le quattro mura, con le danze praticate sui terrazzi condominiali, nei giardini e nei saloni, riprese in video per mostrarle ai musicisti. Un progetto tradotto dal virtuale a spettacolo dal vivo. «Abbiamo trasformato un limite in potenzialità» aggiunge la Racis, «il corpo è lo strumento del nostro lavoro, durante il lockdown non abbiamo avuto la possibilità di esperire il nostro atletismo, è stato faticoso anche rimettersi in forma. Questo ha portato una delicatezza e una tenerezza diversa. Abbiamo trovato nuove forme per rispettare le regole della prossemica. In scena non ci tocchiamo e manteniamo una distanza non inferiore al metro. Abbiamo trovato una nuova dimensione. Il titolo Corpi Elettrici si riferisce a corpi che interagiscono elettricamente anche non toccandosi, nella sola reciprocità. L’esperienza ci ha lasciato una riconsiderazione profonda del nostro lavoro. Ci interroghiamo sull’uso diverso del corpo e della danza. Siamo stati capaci di creare in condizioni ostiche, ma speriamo che il virtuale resti tale, preferiamo la danza dal vivo».
Per Yuri Casali, Salvatore Bovalina e Olmo Frabetti, studenti di musica applicata, è stata un’occasione per realizzare che la danza contemporanea si avvale della musica elettronica «è capace di creare una tecnica e un’estetica per ogni nota e suono, riesce a dare vita e animare con il corpo la nostra musica» dicono. «Siamo andati oltre la didattica classica, uscendo dal conservatorio». Corpi Elettrici live version è un disco danzato, risultato di ottanta ore di formazione seguite e coordinate dalla docente Daniela Cattivelli che ha cucito insieme i pezzi perché diventassero una traccia unica. Venti tracce di un album per un concerto di corpo e musica, uno studio collettivo frutto di mediazione e confronto.
VENTI MICRODANZE che tengono conto del contributo di venticinque autori. «Un complesso lavoro drammaturgico sulla composizione in un unico spettacolo a partire da venti lavori con un’identità propria e ritagliati ad hoc sul singolo interprete e la singola performance» spiegano i codirettori Daniele Del Pozzo e Mauro Meneghelli, «musica e composizione coreografica sono linguaggi che hanno trovato molti punti di contatto come il concetto di spazio, profondità, loop».
Le distanze nella fase di gestazione sono state accorciate ogni volta che le musiche composte nelle singole case venivano danzate fra altre mura lontane, restituendo subito un riscontro. Corpi Elettrici sarà ospite il 30 ottobre al teatro Vascello nell’ambito del Romaeuropa Festival.