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Seoul, il font anti sorveglianza

Seoul, il font anti sorveglianza – Sang Mun

Corea del Sud Un coreano ha inventato quattro font anti sorveglianza. Nell'epoca di Prism uno strumento in più per non farsi tracciare

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 14 ottobre 2013

Si chiama ZXX, è stato ideato da designer coreano Moon Sang-hyu ed è stato presentato come un font capace di sfuggire o almeno rendere più difficile il controllo delle conversazioni online.

Le rivelazioni di Edward Snowden sulla pervasività dei programmi di sorveglianza statunitensi hanno portato il tema all’attenzione anche di molti tra quanti navigavano senza troppe preoccupazioni per la privacy.

«Ho deciso di creare un carattere illeggibile per i programmi che controllano i testi», ha detto Moon alla Cnn. Il progetto è nato probabilmente negli anni in cui il designer ha prestato il servizio militare obbligatorio in Corea. La realizzazione è stata spronata dalle rivelazioni sulle attività dell’agenzia statunitense per la sicurezza e sugli sviluppi della vita in rete.

Le motivazioni svariano dalla costruzione dell’enorme centro di immagazzinamento dati, all’accumulazione di informazioni e dati personali nei social network, ai timori per una realtà sempre più connessa e invasiva come dimostrebbe l’esempio degli occhiali di Google.

I font sono quattro, scaricabili dal sito del progetto (http://www.z-x-x.org/). Ognuno è capace di sfruttare le debolezze delle attuali tecnologie per il riconoscimento ottico dei caratteri. ‘Camo’ camuffa lo stile delle lettere con delle bolle. ‘False’ contorna le lettere con altre lettere più piccole. ‘Xed’ traccia sopra ogni lettera una grande X, mentre ‘Noise’ sporca con alcuni segni le lettere.

«Viviamo in un mondo sovraccarico di informazioni impalpabili, che sono raccolte, intercettate, decriptate, analizzate, immagazzinate e chissà cos’altro» scrive Moon, «Questa invasione fisica, mentale e tecnologica della nostra privacy e la sorveglianza ci stanno deumanizzando…Vogliamo cambiare l’ordine della cose. Sarà una lotta faticosa per riprendere dalle mani degli autocrati diritti civili e libertà. Il progetto non risolverà la questione, ma potrà sollevare qualche domanda».

I font, per la cui realizzazione è servito un anno, sono più una provocazione che una reale misura per la sicurezza, spiega Wired. «Concetti come la privacy possono sembrare astratti alle persone comuni», ha aggiunto il designer, «Affrontarlo attraverso la creazione di caratteri, un mattoncino del linguaggio e della comunicazione, può portare il tema nella conversazioni di tutti i giorni».

Uno strumento utile per coltivare una maggiore consapevolezza se si guarda a un futuro sempre più smart e connesso, dove tutto rischia però di essere messo sotto controllo.

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