Sembra destinata ad arenarsi la campagna scatenata contro le ong impegnate nel salvare la vita dei migranti nel canale di Sicilia. Ieri dal Copasir è arrivata uan secca smentita a quanto affermato domenica dal leader della lega Matteo Salvini, che in televisione aveva parlato di un dossier dei servizi segreti italiani che proverebbe l’esistenza di contatti «tra trafficanti, malavita, scafisti e alcune associazioni». «Dopo le verifiche del caso – ha comunicato ieri il presidente del Copasir Giacomo Stucchi anche lui leghista – e alla luce delle informazioni assunte, ritengo corretto evidenziare come tali notizie risultino prive di fondamento». Ma quella di Stucchi non è stata l’unica smentita della giornata. Ascoltato dai membri della commissione Difesa del Senato, anche il capo della procura di Siracusa ha negato di essere a conoscenza di contatti sospetti. «A noi come ufficio non risulta nulla» ha spiegato il magistrato, che ha anche smentito di essere a conoscenza che le navi delle ong spengano il transponder di bordo in modo da poter entrare in acque libiche senza essere intercettate. Anche perché , ha spiegato, simili comportamenti non rientrano nelle indagini condotte dalla procura siciliana. «Ci viene riferito un rapporto con le coordinate geografiche specifiche in cui si è verificato l’evento di salvataggio – ha spiegato – il reato che noi perseguiamo è il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina».

Nei prossimi giorni la commissione Difesa concluderà l’indagine avviata sull’operato delle Ong. Altre informazioni utili potranno arrivare dalle ultime audizioni in calendario, a partire da quella del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro prevista per oggi pomeriggio. Il magistrato ha più volte spiegato che quali sulle quali sta indagando solo delle «ipotesi di lavoro» ma di non avere le prove che dimostrino l’esistenza di contatti tra ong e trafficanti. L’unica sembra essere un’intercettazione telefonica tra qualcuno che dalla Libia parla in arabo con una persona che si trova a bordo di una nave umanitaria, ma sarebbe stata fornita da servizi stranieri e per questo inutilizzabile in un’aula di tribunale. Domani, invece, a essere ascoltato dalla commissione sarà il comandate generale delle capitanerie di porto, l’ammiraglio Vincenzo Melone.

In attesa che la procura di Catania arrivi alle conclusioni delle sue indagini, prosegue l’offensiva di Lega e M5S contro le Ong. La presentazione di un disegno di legge in cui si prevede la presenza di agenti di polizia giudiziaria sulle navi della Guardia costiera e della Marina militare è stato annunciato ieri dai grillini. «Questo consentirebbe alle procure di avere un monitoraggio costante che oggi non hanno e di fare in mare quel che fanno su terra ferma», ha spiegato il deputato Alfonso Bonafede. Non si tratta di una novità. Agenti di polizia erano già presenti sulle navi impegnate a suo tempo nell’operazione Mare nostrum e permisero l’identificazione rapida delle persone tratte in salvo. «Ci aspettiamo degli arresti», ha detto invece Salvini. «C’è qualcuno che non fa volontariato ma fa soldi sulla pelle di questi disgraziati. C’è qualcuno che sta facendo pulizia etnica sia in Africa che in Italia».
Intanto in difesa delle Ong – e in contrasto con la posizione assunta qualche giorno fa dall’Osservatore romano – si schierano ancora una volta i vescovi italiani . «Sempre e in ogni occasione è giusto che la procura e la magistratura siano vigili e assumano conoscenze sulla situazione attuale del Mediterraneo, perché i migranti non siano doppiamente vittime», ha detto il direttore generale della Fondazione Migrantes, monsignor Giancarlo Perego, che definisce però «ipocriti e vergognosi» gli attacchi politici contro le nove Ong che operano nel Mediterraneo.