Contrordine compagni non si può proprio dire, ma il senso è quello. Adriano Galliani non lascia il Milan. La decisione presa la notte scorsa ad Arcore durante un vertice col Presidente annulla la notizia di ieri, finita su tutte le prime pagine. Notizia forse più simbolica che pratica riguardo alle sorti del berlusconismo in fase di decadenza, ma comunque notizia, e grossa. «È tornata la serenità», annuncia invece il giorno dopo Berlusconi via Ansa. «Sarà mio presidente per tutta la vita», ha ribadito a sua volta Galliani, primo dei berlusconidi in tutto e per tutto come si vede, e come abbiamo scritto anche noi ieri.

Più semplicemente si aggiungerà che le regole del calcio non sempre coincidono con quelle della politica (sebbene la loro confusione sia stata uno dei tratti distintivi del berlusconismo), e che nel regno simbolico del football le dimissioni immediate di Galliani dal Milan sarebbero state uno shock troppo grande per la squadra alle prese con «un momento così delicato della stagione» secondo il linguaggio del giornalismo sportivo. Sul ruolo di Barbara Berlusconi in rossonero comunque si può attendere: è un gioco da maschi, e la ragazza ha raccolto fin qui più sarcasmo che altro.

Ma in vista del rinnovamento generazionale, se Galliani andrà via a fine stagione come comunque sembra probabile ci sarebbero da sistemare almeno tre o quattro posizioni dirigenziali non da poco: sono già in lizza l’ex Paolo Maldini, l’attuale ad della Roma Fenucci e altri. Crescono anche le voci su Clarence Seedorf già promesso come allenatore al posto di Allegri.

E Berlusconi? Uscito dal mondo della politica per rientrare nel girotondo del calcio, il Presidente aveva pensato ieri di salire sull’elicottero per atterrare su Milanello come la prima volta, e dare di persona la lieta novella ai giocatori. Una nevicata su Milano gliel’ha impedito. Amen.