Genova, interno notte, sabato. Nella grande sala del Circolo Enal Cap arrivano trecento persone a fare il tifo per Sergio Cofferati. L’europarlamentare Pd sfiderà alle primarie regionali dell’11 gennaio l’assessora Raffaella Paita, figlioccia di Burlando. La quale quel giorno ha incassato l’endorsement di Alessio Saso, ex An ora Ncd, finito in un’indagine per aver chiesto voti a quello al referente locale delle ‘ndrine. La peggiore destra, dunque, bussa alle porte del partito renziano. Nel Pd genovese scatta la rivolta. Cofferati tuona: «Quello è un fascista dichiarato». Accanto a lui, sul palco, Nichi Vendola e Pippo Civati si scambiano occhiate complici. Dice il primo: «La candidatura di Sergio è un fatto nazionale. Cofferati portò 3 milioni di persone in piazza per l’art.18 che Berlusconi voleva smantellare e che Renzi ha smantellato». Civati finisce lo stesso ragionamento su scala nazionale: «Prendiamoci subito un impegno: sul capo dello stato lavoreremo tutti insieme». Tutti , cioè: civatiani, Sel e chi ci sta. Per ora il candidato è Prodi.

Ma prima del Colle, spiegano, c’è da portare a casa la vittoria di Cofferati. Per le sinistre dentro e fuori il Pd, sempre in bilico fra unioni e scissioni, da Genova parte un contrordine: compagni ci si riavvicina. Non tutti. La ’rete a sinistra’ (Sel, area Civati, Prc, Pdci, Altra Liguria, Arci e Comunità San Benedetto al Porto) sulle regionali procede in ordine sparso. Ma alcuni esponenti di Rifondazione si stanno muovendo per dare una mano al ’cinese’. A titolo personale, per ora.
Altra regione, altro piccolo passo. In Veneto Sel e Prc ragionano su una lista unitaria in coalizione con la candidata del Pd Alessandra Moretti che prova a sfidare Luca Zaia nel feudo del leghista. Invece nella Venezia dem travolta dallo scandalo Mose l’ex giudice Felice Casson, senatore Pd coté Civati,si è lanciato nella corsa delle primarie per il candidato sindaco. «Primarie di coalizione, non di partito», è la prima cosa che ha messo in chiaro. E stavolta nella partita c’è ufficialmente Sel ma anche il Prc, che partecipa con il suo segretario Sebastiano Bonzio. Intanto venerdì Casson ha partecipato al dibattito «Un’altra Venezia subito, insieme possiamo», un titolo che è un mix fra lo slogan dei vecchi movimenti no-global e la traduzione italiana di «Podemos», il movimento spagnolo che sta sbancando ai sondaggi di casa sua.

Ad Ancona invece il fronte delle sinistre si riunisce stavolta tutto insieme contro il partito di Renzi. La regione è stata il laboratorio dell’alleanza fra Pd e centrodestra ben prima delle larghe intese di Enrico Letta. Ma ora il laboratorio è esploso e il presidente uscente Spacca, rottamato dai suoi, si ricandida con una nuova sigla. Contro il pasticci Pd è nato il ’Cantiere delle Altre Marche- Sinistra unita’ di cui fanno parte i Comitati dell’Altra Europa, Sel, Prc e Pdci.
Oltre le regionali di maggio, sul fronte nazionale la nuova sinistra «possibile» – ma di fatto impossibile causa tendenza al distinguo – non c’è. Ancora. Pippo Civati è sicuro: «Se Renzi continua così un partito a sinistra del Pd si costituirà, con o senza di me». Ma c’è anche chi perde la speranza, come il sociologo Luciano Gallino che a maggio scommetteva sulla nascita di nuova formazione. «Purtroppo la storia della nostra sinistra è costellata da una tal dose di litigiosità», ha scritto di recente su Repubblica «da non fare bene sperare». Sfumata l’ipotesi Landini – in realtà mai stata in campo – Gallino si chiede se da noi c’è uno «Tsipras» in grado di unificare questo campo. O un «Pablo Iglesias», leader-rivelazione della emergente Podemos spagnola. Certo, se ci fosse con ogni probabilità sarebbe il bersaglio dei veti reciproci.

Eppure qualcosa si muove. E le iniziative cominciano a mescolarsi. Il primo appuntamento dopo le feste sarà a Bologna il 18 e il 19 gennaio all’assemblea dell’Altra Europa, un pezzo dell’ex Lista Tsipras. Lì, per superare gli inciampi del dopo-europee, sarà varata una carta di intenti «per costruire in Italia il soggetto unico europeo e mediterraneo della sinistra e dei democratici, alternativo al renzismo e al liberismo, un processo costituente non somma di ceti politici ma capace di coinvolgere le energie che esistono nella dimensione della politica, del sociale, del mondo intellettuale e delle competenze», spiegano gli organizzatori. La scommessa è che dopo mesi di incomprensioni l’iniziativa si colleghi con Human Factor, la ’Leopolda di sinistra’ che la settimana dopo – dal 23 al 25 gennaio – Sel ha convocato a Milano spalancando le porte ai non renziani di ogni sinistra. Ci sarà il leader Fiom Landini e Pablo Iglesias. Ma anche i dem Civati, Cuperlo, Fassina. E Marco Revelli, dell’Altra Europa.

Anche a casa Prc c’è movimento. Lo scorso week end il leader Ferrero ha annunciato ai suoi un confronto pubblico con Civati a cui sono invitati anche i 5stelle. Aggiungendo così un altro tassello, quello indispensabile per chi pensi a una «Podemos» nostrana.