Con toni in bilico tra il pamphlet e il trattato breve, in Contro l’automobile (Eris Edizioni, collana Book Block, 6 euro) Andrea Coccia ripercorre la storia dell’automobile, o meglio la storia del nostro assoggettamento all’invenzione che ha sancito il successo del sistema capitalistico. Lo fa partendo da una riflessione sullo spazio urbano contemporaneo sovraffollato di automobili, snocciolando proporzioni da capogiro, per arrivare a dimostrare quanto tutta la vicenda economica legata all’automobile e molto del progresso tecnologico a essa relativo, siano sempre stati profondamente politici. Da poco dopo il lancio dei primi modelli, gli interessi economici dell’industria automobilistica e petrolifera sono stati chiari: adattando la produzione alle circostanze belliche senza troppo sforzo e con massimo profitto, mentre le reti ferroviarie d’Europa e degli Stati Uniti vanno a picco, i costruttori si arricchiscono così tanto da far esplodere la produzione.

Tra gli anni ’50 e la fine dei ’60 il panorama nazionale riflette in proporzione l’andamento nordamericano: nell’immaginario del boom economico, è ormai facile credere nell’indispensabilità di un mezzo privato e fare dell’automobile uno dei tasselli della democratizzazione della felicità. Coccia analizza con precisione le ripercussioni sociali del nostro consumismo automobilistico, cercando di svelare l’inganno che ci vuole schiavi di una necessità costruita che si retroalimenta cancellando la nostra individualità critica. Un’invettiva storicamente argomentata che mostra i risvolti socioeconomici del nostro vivere contemporaneo sempre più incline al collasso, poi macabramente confermati durante la pandemia, alla quale, com’è noto è seguita la creazione di incentivi per spostarsi in bicicletta o in monopattino per i residenti delle aree urbane.
Il libro ha aperto le danze per la neonata collana Book Block di Eris Edizioni, diretta da Rachele Cinerari, che ha il nobile scopo di proporre saggi brevi, di piccolo formato e ultraeconomici (il prezzo sarà sempre di 6 euro) con l’obiettivo di scardinare le narrazioni tossiche, o semplicemente quelle convenzionali e statiche, socialmente imposte. Lo confermano gli altri titoli in libreria: Postporno di Valentine aka Fluida Wolf, che attraverso un’analisi storica, critica l’industria e alla fruizione mainstream cercando di fare il punto sul valore sociopolitico del porno, e Sostanze psicoattive del Collettivo Neutravel, formato da operatrici da anni attive nella prevenzione dei rischi e danni causati dalle sostanze, supportati da dati scientifici e statistici sulla larga circolazione ed uso delle sostanze psicoattive, legali e non, nel nostro paese. Il 16 giugno la collana si arricchisce di un testo importante sin dal titolo, Perché il femminismo serve anche agli uomini, in cui Lorenzo Gasparrini a partire da un’analisi dei femminismi che tentano di spezzare il sistema patriarcale e gerarchico basato su una visione forte e autorevole della mascolinità, propone modi alternativi per essere uomo.