Due presidenziali, in Salvador e Costa Rica, inaugurano domani l’intensa attività elettorale che anima il Latinoamerica nel 2014. In Salvador, il Fronte di liberazione Farabundo Marti per la liberazione nazionale (Fmln) si presenta alle urne per chiedere una riconferma. La destra rappresentata dal partito Arena mira a riprendere tutto il terreno alla sinistra moderata. L’Fmln candida Sanchez Ceren, Arena, scommette invece sul dentista Norman Quijano. Ceren, attuale vicepresidente, risulta favorito nei sondaggi, con circa sei punti in più del suo principale avversario, Quijano. Non avrebbe però, secondo le ultime stime, la possibilità di passare al primo turno con il 50% dei voti più uno. Probabile, allora, che si dovrà giocare un’altra partita, il 9 marzo. Ago della bilancia può risultare perciò Unidad, un’alleanza di centrodestra capitanata dall’ex presidente Tony Saca, che si è sfilato da Arena. Potrebbe ottenere il 15%.

Con Ceren, attuale vicepresidente, il Frente è tornato a scommettere su un ex guerrigliero. Il suo candidato è stato uno dei comandanti del Frente Farabundo Marti durante la guerra civile che, tra il 1980 e il ’92 provocò circa 83.000 morti e scomparsi, 12.000 feriti e oltre un milione di sfollati e rifugiati. Gli accordi di pace, firmati in Messico il 16 gennaio del ’92 hanno consentito il rientro nella vita politica degli ex guerriglieri, ma non hanno sanato ferite profonde, impunità e disuguaglianze. A tutt’oggi, il 34,5% dei 6.200.000 abitanti vive in povertà mentre 150 super ricchi posseggono fortune superiori ai 20.000 milioni di dollari. Il 15,9% del Pil salvadoregno è costituito dalle rimesse dei cittadini all’estero,la maggioranza vive negli Stati uniti (oltre 9.000). La costituzione del 1983 ha stabilito che il voto, libero e segreto, si eserciti a partire dai 18 anni. Sui circa 2 milioni e 613.000 aventi diritto, il 52,7% è donna, i giovani tra i 18 e i 29 anni rappresentano il 30,7%. Finora, aver proposto un candidato con trascorsi nella guerriglia non ha portato il Frente alla vittoria: ha perso con Facundo Guardado nel 1999 e con Shafick Handal nel 2004. Ha potuto vincere solo quando, nel 2009, ha presentato un candidato indipendente e moderato, il giornalista Maurizio Funes.

Ceren, di formazione marxista, ha concluso la campagna elettorale con un bagno di folla, ma nei suoi comizi è stato molto attento a non pigiare troppo sul pedale del cambiamento e ha presentato un profilo conciliatorio. La coalizione che lo sostiene va dagli imprenditori alla sinistra radicale che lo considera «il male minore». Una parte di Unidad potrebbe peraltro votarlo al secondo turno per conquistare maggior peso e poltrone, soprattutto Gana, nuovo agglomerato di sindaci, deputati e ex ministri di centrodestra. Tra corruzione, criminalità e paramilitarismo, la destra tradizionale è in crisi. Il presidente Funes ha denunciato al fisco Norman Quijanbo per malversazione di fondi milionari vincolati all’Istituto America Libre. L’oligarchia ribatte accusando il Frente di clientelismo e di essere «un partito-impresa», che controlla totalmente Alba Petroleos, l’impresa mista di stato «motore economico della sinistra salvadoregna». «Diversi alti dirigenti dell’ala ortodossa dell’Fmln che un tempo erano combattenti, proletari, ora si sono convertiti in “albamilionari”, proprietari di aziende, di auto di lusso, possedimenti all’estero e fanno come il Venezuela che li finanzia», ha dichiarato Ernesto Muyshdont, ideologo di Arena. Benché il tipo di riforme messe in campo dal Frente si apparenti più al modello brasiliano che a quello bolivariano, lo spettro del socialismo del XXI secolo agita i sonni della destra e dei poteri forti. La sinistra del Frente accusa il governo di aver fatto avanzare i programmi di privatizzazione dando lo zuccherino alle classi popolari per controllare i conflitti sociali: un compito – dice – appoggiato anche dai democratici Usa e dal Fondo monetario internazionale. Il candidato del Frente ha ribadito gli indubbi risultati raggiunti dal governo Funes in termini di diritti e programmi sociali: diminuzione del 400% dei femminicidi tra il 2009 e il 2013, drastica diminuzione della violenza. Dopo l’accordo concluso nel marzo del 2012 con i capi delle pandillas – le bande che imperversano nel paese – il tasso di omicidi è passato da circa 70 assassinii per 100.000 abitanti ai 39 per 100.000 di media nel 2013. «Ho solo facilitato un percorso nato fra le stesse pandillas», ha detto Funes rispondendo alla destra che lo accusa di aver patteggiato coi criminali. «L’oligarchia deve imparare a convivere col Frente», ha detto il presidente in scadenza.

Sicurezza, violenza e militarizzazione della società hanno caratterizzato la campagna delle destre e principalmente dell’ex sindaco di San Salvador, Norman Quijano. Funes ha chiesto alla procura di indagare sull’esistenza di una struttura illegale di intelligence del partito Arena denominata Omega, incaricata di fomentare la criminalità per giustificare il business sulla sicurezza. Una struttura da cui dipenderebbe anche il mercenario Juan José Rendòn, ricercato per aver progettato un attentato ai danni del presidente venezuelano Nicolas Maduro, e su cui Funes ha aperto un’inchiesta.