Per lui si tratta di un ritorno al Viminale dove è stato per due volte ministro dell’Interno, il primo non democristiano. E dove si distinse anche per i suoi provvedimenti contro rom e migranti.

Proprio di migranti da ieri Roberto Maroni dovrà occuparsi di nuovo, ma questa volta per difenderli dallo sfruttamento del lavoro nero e dei caporali. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, alla quale lo lega una collaborazione di vecchia data, lo ha infatti chiamato a presiedere la consulta per l’attuazione del «Protocollo per la prevenzione e il contrasto allo sfruttamento lavorativo e del caporalato» sottoscritto lo scorso mese di luglio dalla titolare del Viminale con i ministri del Lavoro Andrea Orlando e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e con il presidente dell’Anci Enzo Bianco. Una scelta, ha spiegato Lamorgese, fatta in virtù «della grande esperienza» maturata da Maroni «come ministro dell’Interno e del Lavoro».

Dopo il sottosegretario Nicola Molteni un altro leghista entra quindi al Viminale, e questo quando da mesi la titolare del dicastero è presa di mira dal Carroccio che la contesta per gli sbarchi di migranti e, dopo gli scontri di Roma, Milano e Trieste, anche per la gestione dell’ordine pubblico. Uno stillicidio quotidiano accompagnato da una continua richiesta di dimissioni. La scelta di «Bobo» è però tutt’altro che un regalo a Matteo Salvini e tanto meno un tentativo di attenuare gli attacchi polemici. Anzi. Da tempo Maroni ha infatti preso le distanze dal segretario condividendo sempre più le posizioni del ministro Giancarlo Giorgetti. Per di più la sua nomina ai vertici della consulta anti caporalato crea problemi al Carroccio che non può certo criticare un leghista di vecchia data come lui. Il risultato è che nel pomeriggio viene fatto uscire un commento che tradisce le difficoltà del momento e che, come se non bastasse, ha l’effetto di dare il via a un regolamento di conti con l’ex ministro. «Grande soddisfazione per la nomina di Roberto Maroni nella consulta anti caporalato – fanno sapere fonti della Lega -: per ottenere dei risultati un ministro palesemente inadeguato come Luciana Lamorgese deve ricorrere a un importante esponente della Lega. Maroni ha il totale e incondizionato sostegno del partito, che lo ha aspettato con affetto anche in questi mesi difficili per la sua salute».

Incondizionato sostegno? ma quando e in quali circostanze? si chiedono questa volta fonti vicine a Maroni. Per le quali, invece, «il partito si è liberato di lui non appena ha potuto». Le stesse fonti fanno poi sapere che Maroni è onorato di poter collaborare con Lamorgese e «si augura che questo non venga strumentalizzato».
la scelta di Maroni è stata condivisa anche dai ministri che con Lamorgese hanno formato il protocollo anti caporalato. Per Andrea Orlando l’ex inquilino del Viminale «può dare una mano importante». «E’ stata avviata un’indagine per mappare la presenza dei lavoratori stranieri impiegati nella filiera agricolo-alimentare che si concluderà l 20 novembre – ha proseguito il ministro del lavoro -. E’ la precondizione per l’utilizzo dei 200 milioni del Pnrr destinati al superamento dei ghetti».