L’intelligence americana al contrattacco. Durante un’audizione al Congresso Usa, James Clapper – direttore della National Intelligence (Dni), che comprende 16 agenzie di sorveglianza, inclusa la Nsa -, e il suo omologo Keith Alexander, che dirige l’Agenzia nazionale per la sicurezza (Nsa), hanno gettato la palla nel campo degli alleati. Hanno negato di aver stabilito basi in Europa per spiare milioni di comunicazioni (secondo i file trafugati alla Nsa dall’ex consulente Cia, Edward Snowden, ce n’erano 80, 19 di queste nelle principali città d’Europa). Hanno sostenuto che, in ogni caso, anche i servizi segreti europei hanno effettuato a Washington intercettazioni illegali, o continuano a farlo. E hanno affermato che, in base ad accordi intercorsi tra servizi segreti amici, sono state le intelligence dei singoli paesi a fornire i dati richiesti agli Usa. «Le nostre fonti includono dati ottenuti legalmente, e dati facilitati alla Nsa da partner stranieri – ha detto Alexander, così avallando le affermazioni del Wall Street Journal – Per essere perfettamente chiaro, non si tratta di informazioni che abbiamo raccolto da cittadini europei. L’informazione deriva da quanto noi e i nostri alleati nella Nato abbiamo raccolto in difesa dei nostri paesi e in appoggio alle operazioni militari». Quindi – ha concluso il capo della Nsa – le informazioni pubblicate dalla stampa europea «sono completamente false».
Secondo Le Monde, invece, in un solo mese – tra dicembre 2012 e l’inizio del 2013 – in Francia sono state intercettate oltre 70 milioni di comunicazioni. E in Spagna – ha scritto El Mundo – le intercettazioni in quel periodo sono state più di 60 milioni. Il governo socialista francese ha protestato, quello di destra spagnolo ha ordinato un’inchiesta e ha convocato i vertici dei suoi servizi segreti. In Italia, la risposta del governo delle larghe intese resta sottotono, nonostante – secondo L’Espresso – risultino intercettate oltre 46 milioni di comunicazioni. In base alle informazioni acquisite da Panorama, è stato spiato anche l’attuale papa argentino Jorge Mario Bergoglio quand’era cardinale, insieme al suo predecessore dimissionario Benedetto XVI. Ma anche il Vaticano minimizza.
Protesta invece la Germania, e smentisce quanto affermano i vertici della Nsa. L’intelligence Usa avrebbe spiato a lungo le conversazioni della cancelliera Angela Merkel: forse addirittura col placet di Obama (a sua volta monitorato dai servizi quand’era ancora un candidato).
Si sgonfia, intanto lo «scandalo» della chiavetta-spia consegnata da Putin ai leader europei durante il G20 di San Pietroburgo. Il presidente russo – per la rivista Forbes oggi l’uomo più influente al mondo – ha accusato gli Usa di aver voluto sviare l’attenzione dal Datagate. Secondo i file di Snowden, attualmente rifugiato a Mosca, la Russia è un obiettivo prioritario del cyberspionaggio statunitense: e uno dei server più potenti del programma di intercettazioni Xkeyscore si trova nell’ambasciata Usa a Mosca. Sotto stretta osservazione Usa, soprattutto le potenze emergenti, come Cina, India, Brasile e Messico.
A Cuba, in Brasile e in Ecuador si trovavano le principali base illegali di Nsa e Cia. Fra i 35 leader spiati nel mondo, c’era in particolare la presidente brasiliana Dilma Rousseff, che ha protestato all’Onu e annullato un’attesa visita negli Stati uniti. Ieri si è fatto sentire persino il Perù, altro grande alleato degli Usa. «Se quel tipo di spionaggio lo avessimo praticato noi, ci avrebbero deferito alla Corte penale internazionale», ha affermato il presidente dell’Ecuador Rafael Correa, in visita a Mosca. Correa ha ribadito la disponibilità del suo paese ad accogliere Snowden, decisione presa in estate anche dal Venezuela, dalla Bolivia e dal Nicaragua. Quito ha già dato asilo al cofondatore del sito Wikileaks, ancora imbottigliato nell’ambasciata di Londra.
Quello scandalo e il Datagate mostrano il crescente delirio di onnipotenza degli Usa, sintetizzato da quello delle sue agenzie di sicurezza: un intreccio di guerre economiche e guerre occulte con varie catene di complicità, rese invisibili alla maggioranza delle persone. Wikileaks ha diffuso la mappa planetaria dello spionaggio messo in atto dagli Usa e dagli altri 4 paesi con cui ha stretto patti di intelligence: Gran Bretagna in primo luogo, e poi Australia, Canada e Nuova Zelanda. Nella provincia canadese della Columbia Britannica, diverse associazioni di cittadini hanno sporto denuncia per violazione della privacy. E l’organizzazione internazionale Avvocati contro la guerra ha chiesto alle autorità canadesi di arrestare l’ex vicepresidente Usa Dick Cheney, nel paese per partecipare al Forum globale di Toronto, per crimini di guerra.
Altri «paesi terzi» come Israele, che riconoscono l’accordo dei cinque, possono in parte usufruire dei loro programmi di vigilanza, ma sono anch’essi monitorati. Secondo Haaretz, la Cia considera Israele la principale minaccia in Medioriente in fatto di controspionaggio, per le tecnologie ultrasofisticate e la preparazione del Mossad. «Anche noi spiamo gli Usa», ha peraltro dichiarato con orgoglio al Figaro, l’ex capo dei servizi segreti francesi Bernard Squarcini. Secondo un file del Cablogate, pubblicato da Wikileaks, la Germania considera la Francia il più gran pericolo quanto a spionaggio industriale, più di Russia e Cina. Il Datagate «non è una questione di terrorismo, ma di potere e spionaggio economico», ha detto a Repubblica.it il giornalista Glenn Greenwald, che per primo ha pubblicato le rivelazioni di Snowden e ora ha ottenuto la protezione del Brasile.