Mentre il Movimento 5 Stelle tutto plaude al discorso di Sergio Mattarella, Giuseppe Conte cerca di prendere di petto le divisioni interne. Per stanare Luigi Di Maio senza cadere nella riproposizione di quello che avveniva prima del suo avvento, vuole portare il dibattito in pubblico, in modo da costringere il suo avversario interno a smettere di agire di rimessa, esplicitare le sue proposte e misurarle davanti alla platea degli iscritti. «Una comunità come quella del M5S – dice alle telecamere de L’Aria che tira – con questo nuovo corso che abbiamo tracciato, si basa sulla condivisione degli obiettivi e sul confronto. Nessuna incertezza ci può essere sulla chiarezza di visione e la condivisione degli obiettivi».

PER QUESTO, prosegue, il chiarimento o la rottura «non è una questione riservata, privata fra me e il ministro Di Maio: non potrei accettare che fosse messa in questi termini». «Non è una ruggine, per quanto mi riguarda, un caso personale – spiega – Si tratta di una vicenda che va a toccare i punti centrali dell’azione politica, dell’essere comunità, della condivisione, dell’appartenenza e del senso comune verso obiettivi comuni». Dunque, per adesso sembra perdere quota l’idea che il chiarimento avvenga all’interno dell’assemblea congiunta dei parlamentari, come avevano chiesto molti senatori grillini.

RESTA DA CAPIRE la modalità in cui verrà organizzato questo confronto, che peraltro risponde alla richiesta formulata il giorno precedente da Beppe Grillo circa la necessità di mettere da parte la vanità personale per raggiungere il bene comune. Il confronto va affrontato «nelle sedi e secondo le modalità opportune» dice sempre Conte. Che poi puntualizza: «Le questioni le affrontiamo con la democrazia diretta, digitale. Ci dev’essere una discussione aperta, le modalità le stabiliremo». Così come non esclude una consultazione digitale: «Non anticipo nulla sul voto on line o non voto on line, sono cose delicate – sostiene l’avvocato – Gli iscritti saranno coinvolti nella misura in cui vogliono capire cos’è il M5S, qual è la direzione di marcia, chi siamo, cosa stiamo diventando. Questa discussione va fatta, io credo che il ministro Di Maio abbia posto le questioni in questa prospettiva».

IN QUESTO MODO, Conte cerca anche di non andare allo scontro con i parlamentari che pur non schierandosi nettamente con Di Maio rivendicano la necessità di una sintesi. Quantomeno sostengono il tentativo di evitare una rottura. «È arrivato il momento di chiudere una volta per tutte le polemiche di questi giorni su spaccature interne e future scissioni – afferma ad esempio la senatrice Simona Nocerino – Dobbiamo comunque essere tutti grati a Luigi Di Maio per tutto il lavoro che ha portato avanti in questi anni e che, nel 2018, ci ha fatto diventare la prima forza politica in Italia. Lui è e rimarrà una figura essenziale del Movimento 5 Stelle. Insieme al presidente Conte dobbiamo, tutti insieme, portare avanti un percorso condiviso e ognuno deve dare il proprio contributo».

SE DIBATTITO sarà, insomma, starà a Di Maio decidere il modo in cui esplicitare tutte le questioni che rimangono sottotraccia e non sono ancora state messe sul piatto della discussione pubblica attuale, a partire dalla relazione privilegiata con le componenti centriste della maggioranza che regge il governo Draghi. E magari proseguendo dall’eterna questione del limite del secondo mandato, che evidentemente agita lui e i circa sessanta parlamentari, tra i quali ci sono molte figure di primo piano che si vedrebbero la strada per la rielezione sbarrata.

IN AGGUATO c’è sempre Alessandro Di Battista. Che ieri ha ancora una volta messo in naso nelle traversie del suo ex partito e punta il dito contro l’esecutivo. Tornerà davvero per dare man forte a Conte? «Ricordo a tutti, in primis a coloro che oggi mi riscrivono dopo mesi di silenzi, che ho lasciato il M5S per la scellerata entrata nel governo Draghi – scrive Di Battista sul prossimo numero del settimanale Tpi – Se non cambiano i comportamenti del M5S, non cambieranno neppure i miei».