La piattaforma Rousseau continua a non godere di buona fama presso una parte dei parlamentari del Movimento 5 Stelle,e Giuseppe Conte illustrando le due idee per rifondazione il Movimento 5 Stelle ha ribadito la necessità di mantenere qualche forma di democrazia digitale senza mai nominare il sito gestito da Davide Casaleggio.

MA È PROPRIO in queste aporie, nei meandri delle circostanze non chiarite e delle decisioni rinviate, che i 5 Stelle rischiano di attorcigliarsi. Casaleggio fino a qualche giorno fa era in difficoltà e giocava sulla difensiva. Adesso prova a rilanciare. La quinta edizione di Sum, evento a cura dell’associazione intitolata a suo padre Gianroberto, sarà un modo per mettere in scena l’intreccio profondo tra la galassia dell’imprenditore milanese e il mondo grillino. Si svolgerà dal 12 aprile, il giorno del quinto anniversario della scomparsa di Casaleggio Senior, ovviamente tutto da remoto. Ogni giorno per tutta la settimana verranno divulgati video dedicati alle idee di Gianroberto «raccogliendo testimonianze, ricordi e aneddoti raccolti da amici e persone che hanno trovato ispirazione nelle sue idee».

A SCORRERE le indiscrezioni sui testimonial, pare difficile che davvero il M5S possa liberarsi del ruolo tecnologico e dell’eredità politica dei Casaleggio. Ci sarà il cofondatore Beppe Grillo e insieme a lui comparirà Antonio Di Pietro, che fu il primo con il suo partito a sperimentare la consulenza della Casaleggio Associati. Comparirà Alessandro Di Battista, che ha annunciato all’indomani della fiducia al governo Draghi la sua disiscrizione dal M5S ma che secondo numerose testimonianze ha deciso di stare alla finestra e valutare se provare a rientrare per un secondo giro di giostra parlamentare. Parlerà Rocco Casalino, il portavoce di Giuseppe Conte che si sta reinsediando con la sua squadra, traslocando da Palazzo Chigi al vertice del M5S rigenerato dall’ex presidente del consiglio adesso diventato leader. E sarebbe prevista anche la presenza della sindaca di Roma Virginia Raggi, spina nel fianco dell’accordo del M5S con il Partito democratico in vista delle prossime amministrative d’autunno, quelle che secondo il disegno definito da Conte con Enrico Letta dovranno misurare la potenza di fuoco dell’alleanza tra centrosinistra e grillini. E i pesi specifici dei contraenti l’accordo di maggioranza.

L’EVENTO in memoria di Gianroberto Casaleggio formalmente non ha nulla a che fare con le attività che la piattaforma Rousseau prova a mettere in campo da mesi. Ma è impossibile non notare che proprio in occasione del 12 aprile Davide Casaleggio lanci la «Giornata nazionale della partecipazione e della cittadinanza digitale» al fine di «per sensibilizzare la cittadinanza sull’importanza della partecipazione attiva e dell’utilizzo del digitale per esercitare i propri diritti». Non è un caso che i parlamentari del M5S che sottotraccia fanno pressione per il mantenimento del tetto dei due mandati e che hanno mantenuto una relazione con Casaleggio garantiscano: «Il rapporto tra M5S e Rousseau si rinsalderà, bisogna solo definire alcuni dettagli».

TUTTO CIÒ rappresenta un monito per Conte: le decisioni non prese e le questioni procrastinate aprono falle e lasciano spazi dentro ad un M5S che deve al contrario trovare certezze e punti di riferimento. Accade la stessa cosa sul tema dei mandati. L’inconfessabile posizione a favore della deroga al limite che da Grillo in persona è stato ribadito come prioritario, inizia a venire fuori. Lo ha fatto dalle colonne del Corriere della Sera il sottosegretario alle infrastrutture Giancarlo Cancelleri: «Non possiamo dire a uno come Di Maio ‘Arrivederci e grazie’». Proprio il ministro degli esteri è il convitato di pietra di questa discussione. Non è intervenuto pubblicamente giovedì scorso, all’assemblea con Giuseppe Conte, a causa del contingentamento degli interventi. Ha sempre sostenuto la necessità della nuova leadership e accettato la svolta green improvvisamente annunciata da Grillo. Ma cosa farebbe se il M5S decidesse di azzerare la sua classe dirigente?