Dunque, si riparte dal via. O per lo meno dalla strada prediletta da Giuseppe Conte per tentare di aggirare i problemi legali che gli sono piovuti addosso ormai più di due settimane fa, con l’ordinanza di sospensione della sua leadership e delle regole del nuovo corso: il 10 e 11 marzo prossimi gli iscritti al Movimento 5 Stelle saranno chiamati a votare sulla piattaforma SkyVote per approvare le modifiche allo statuto. Ciò dovrebbe bastare a sanare le contestazioni, sostiene Conte. Ma l’unico percorso indicato dalle regole vigenti del M5S, sostiene l’avvocato Lorenzo Borrè, prevede che si nomini un comitato direttivo (come da esiti degli Stati generali del novembre 2020) e che qualsiasi intervento sulle regole fondamentali debba passare per la piattaforma Rousseau.
Fino a due giorni fa, quando dai vertici del M5S è arrivata la proposta di riconvocare le consultazioni online, tutti puntavano sul ricorso presentato dai legali di Conte al tribunale di Napoli. La prossima udienza è fissata per il primo marzo: i giudici dovranno esprimersi anche sulla competenza territoriale della corte partenopea sulla vicenda. Ma l’ottimismo sul ricorso inizia a scemare e si cercano altre strade.

Ma anche sul piano politico, il M5S per certi versi prova a ripartire dalle origini. Nei giorni scorsi Conte ha nettamente cambiato passo, cercando di rafforzare i tratti identitari del M5S rispetto al Pd su salario minimo, giustizia e «lotta ai privilegi». Ieri ha polemizzato duramente con il «campo largo» al quale lavora Enrico Letta. «Vogliamo parlare tutti i giorni di campo largo? – attacca Conte – È una formula astratta: se significa politiche per i cittadini annacquate, io in questo campo largo non ci entro. A me interessa parlare di salario minimo e voglio sapere chi firmerà questo nostro ddl che è pronto. E il contrasto dei privilegi, interessa o no?». Poi si è rivolto via Facebook alla base con toni che sembrano d’altri tempi: «L’agenda politica di ieri, quella di oggi e quella di domani pone sempre il grande problema del vuoto, del silenzio della politica sui temi di etica pubblica e di giustizia sociale – scrive Conte – Il M5S è nato per colmare questo vuoto e continuerà ad esserci per assolvere a questa missione. Con forza, con coraggio, con ostinazione». I sondaggi riservati degli ultimi dieci giorni testimoniano una leggera inversione di tendenza: i consensi risalgono dopo settimane di declino. È il segnale: bisogna proseguire con questi toni: «A questo punto sia il Pd a inseguire e il M5S a correre», dice un membro dello staff.

Conte nega che il M5S in questo modo vada verso l’isolamento. L’ex presidente del consiglio ha realizzato che difficilmente avrà il ruolo di federatore di quello che lui stesso ha ribattezzato «fronte progressista». Adesso punta a recuperare alcuni dei voti persi per poi ridefinire i rapporti col Pd. Per questo corteggia Alessandro Di Battista: porterebbe la sua dote di consensi personali, depotenzierebbe non di poco le aspirazioni degli ex M5S che continuano ad avere rapporti con Casaleggio (ieri Nicola Morra ha presentato al Senato il libro di Enrica Sabatini), metterebbe nell’angolo Luigi Di Maio. Quest’ultimo ha accusato il colpo dell’asse creatosi tra Beppe Grillo e Conte sul tetto dei due mandati. A questo punto l’avvocato deve condurre la lunga campagna elettorale appena intrapresa. Se tutto ciò avverrà ancora sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle, saranno i tribunali a deciderlo. Ma la rotta pare tracciata.