L’Italia ieri ha superato il milione di casi di Covid da inizio pandemia, 613mila gli attualmente positivi. «Ospedali al collasso», è il grido d’allarme lanciato dalle società dei medici internisti, geriatri e infermieri, che parlano di situazione «drammatica» e puntano il dito contro le «fallaci rassicurazioni» offerte ai cittadini.

Il bollettino di ieri è meno allarmante di quello del giorno precedente: 33mila i nuovi casi, 623 i morti, con un numero molto alto di tamponi, 225.640. Il rapporto tra test effettuati e positivi cala ancora, ora è del 14,6%, un punto e mezzo meno di martedì.

A palazzo Chigi per tutta la giornata il premier Conte ha riunito i capidelegazione della maggioranza. I tecnici presenti, da Brusaferro a Locatelli, hanno spiegato a Conte che la curva ha raggiunto il plateau: si è quindi fermata la crescita esponenziale delle ultime settimane. Risultato: «Lavoriamo per evitare un lockdown generalizzato», ribadisce il premier, anche di fronte ai dubbi del Pd: «Vedremo nei prossimi giorni», commenta Zingaretti.

Resta dunque in vigore il Dpcm del 3 novembre, con la divisione dell’Italia in fasce di rischio. «Il Dpcm non si tocca, rimane com’è perché sta funzionando», spiegano fonti di governo.

VENERDÌ NUOVA RIUNIONE della cabina di regia per esaminare i dati della prima settimana di novembre. Nel fine settimana potrebbe scattare un nuovo cambio di colori per alcune regioni: a rischio Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia che attualmente sono in zona gialla, la più soft. I tre governatori interessati, come ha spiegato il veneto Luca Zaia, si stanno già muovendo per firmare ordinanze regionali che entreranno in vigore domani, per stringere su bar, ristoranti e parchi commerciali, i primi aperti attualmente fino alle 18 e i secondi rimasti fuori dal Dpcm e dunque aperti nei fine settimana. Possibile la chiusura nei weekend anche dei negozi di beni non essenziali. «C’è la necessità di introdurre nuove misure per impedire assembramenti», spiega Stefano Bonaccini.

Nelle ordinanze delle tre regioni ci sarà anche un aumento delle sanzioni «per chi si ostina a trasgredire le regole». Fatte le ordinanze locali, Veneto Emilia e Friuli potrebbero restare in zona gialla anche dopo la riunione della cabina di regia di domani. Ma è chiaro che di fronte a un cambio di colore anche di questa aree, con 15-16 regioni tra rosso e arancione, il lockdown nazionale sarebbe una realtà “di fatto”.

ANCORA CAOS SULLA CAMPANIA. Il report degli ispettori inviati a Napoli dal ministro della Salute Speranza insieme ai Nas dei carabinieri per verificare la situazione negli ospedali è arrivato ieri sera. I 5 stelle premono per una stretta immediata, Speranza non ha ancora deciso: la nuova ordinanza sulla Campania (con passaggio a zona arancione o rossa) dovrebbe arrivare tre oggi e domani.

Nel vertice di ieri il governo ha deciso di inviare l’esercito a Napoli per allestire ospedali da campo: impegnati 250 militari. Conte ha chiesto al capo della Protezione civile Borrelli di allestire altri Covid hotel in città. «Siamo lo Stato, a Napoli serve dare un segnale…», ha detto ai capidelegazione. Di Maio: «Il governo non perda tempo, il sud rischia di implodere».

Si muovono anche i sindaci, a partire da Luigi de Magistris che annuncia «un provvedimento ampio» per evitare affollamenti. Anche i sindaci di Roma, Firenze, Bologna e Palermo studiano ordinanze per chiudere le zone prese di mira nei weekend come parchi, piazze e spiagge.

Sulla scuola non dovrebbero esserci novità. Resta la didattica a distanza solo per le superiore in tutta Italia. Brusaferro ha spiegato a Conte e ai ministri come la fascia di età più a rischio contagio sia quella tra i 14 e i 18 anni, dunque le superiori. Materne, elementari medie restano aperte.

IL PROBLEMA PRINCIPALE è la tenuta degli ospedali. Secondo il report di internisti e geriatri, ad oggi già oltre 1 ricovero su 2 è per pazienti Covid e la capacità ricettiva dei reparti non può fronteggiare questa rapida escalation dei numeri. In molte regioni i tassi di occupazione dei reparti di Area medica sono ormai superiori al 100%, considerando anche la presenza dei malati non Covid, che «continuiamo ad assistere, ma le cui possibilità di accesso agli ospedali si stanno riducendo».