Di fronte allo spettro di uno scontro politico su un decreto di vitale importanza il capo dello Stato ha deciso di intervenire in prima persona, telefonando sia ai leader delle opposizioni che al presidente del consiglio. Momento peggiore per ingaggiare un braccio di ferro o per rompere l’unità nazionale in effetti non poteva esserci. I dati di ieri sono di nuovo devastanti.

L’Italia, con 427 nuovi decessi che portano il totale a 3.405, è ora il Paese più colpito dal Coronavirus, avendo superato il numero di vittime in Cina. I nuovi contagiati sono 5.322, un’enormità, e se l’aumento può dipendere, almeno in parte, dal più elevato numero di accertamenti via tampone resta il dato cristallino della crescita di oltre il 10% delle terapie intensive.

MA IL PEGGIO, FORSE, è che le strutture sanitarie sono allo stremo. «Servono almeno 100 medici da mandare al fronte subito», dava l’allarme ieri mattina Conte. Trovarli non è facile. Aiuti dall’Europa non ne arriveranno: ogni Paese è troppo spaventato dal rischio di trovarsi in una decina di giorni nella situazione in cui versa l’Italia oggi. I contingenti che arrivano dalla Cina o da Cuba non bastano. L’unica è convogliare verso la Lombardia quanti più medici possibile dalle altre regioni, «sino a un massimo di 300» dichiara Conte accogliendo la proposta del ministro delle Regioni Francesco Boccia. Sperando di trovarli, perché il reclutamento «è su base volontaria».

IN UN QUADRO DI GUERRA come questo, e ancora senza segnali di vittoria, ci mancava solo che sul dl «Cura Italia» si scatenasse una guerricciola tra maggioranza e opposizione. Mattarella avrebbe preferito che il suo intervento restasse discreto, ma a comunicare la telefonata del capo dello Stato ci ha pensato Salvini. Il presidente ha chiarito a tutti che una lacerazione del Paese in questo momento non deve assolutamente prodursi. Ha chiesto all’opposizione di votare il decreto, e anche se la risposta della Lega è ignota è quasi certo che abbia raggiunto l’obiettivo.

Non solo Fi e FdI ma anche il partito di Salvini sosterranno il dl. Con il premier, però, il presidente è stato altrettanto chiaro. Per ottenere un voto unitario il governo deve accogliere alcune delle proposte dell’opposizione. Sono fondamentalmente tre: l’assunzione di nuovi medici e infermieri da inviare nelle zone di prima linea, e sin qui non ci sarà problema, poi un sostegno maggiore agli autonomi, e anche in questo caso la risposta dovrebbe essere positiva.

Molto più spinoso il terzo problema posto da Salvini: la «pace fiscale», una richiesta di sospensione delle cartelle fiscali e di quelle di Equitalia per il 2020 a partire dal pagamento previsto per oggi. «Io non voglio far perdere tempo. La Lega vuole aiutare a risolvere problemi. Ho chiesto a Conte e al presidente della Repubblica di sospendere il pagamento delle tasse previsto per il 20 marzo. Ma non ho ricevuto risposte».

Il governo, intanto, prepara il prossimo dpcm, quello che prolungherà misure di «distanziamento sociale» e chiusura delle scuole oltre il 3 aprile. Fino a dopo pasqua, probabilmente, ma nessuno si illude che basti: le limitazioni andranno oltre. E ci sarà anche, probabilmente, un ulteriore giro di vite.

Qui però la strada da seguire non è tracciata. L’obiettivo è sempre lo stesso: riuscire a tenere a casa quante più persone e per quanto più tempo possibile. A insistere per misure più rigide è soprattutto il presidente della Lombardia Fontana, ma Conte è orientato a muoversi nella stessa direzione. Ieri sera un colloquio tra i due presidenti ha affrontato la prima richiesta, quella di usare l’esercito per pattugliare le strade e garantire il rispetto delle disposizioni.

Ma in campo ci sono anche altre proposte, come per esempio assicurare la possibilità di mantenere la distanza di sicurezza sui mezzi pubblici e soprattutto vietare spostamenti e uscite da casa se non per motivi davvero improrogabili. Senza contare la chiusura degli esercizi commerciali alle 18.

GLI UFFICI LEGISLATIVI del Colle ritengono che misure del genere possano solo con estrema difficoltà essere oggetto di una normativa nazionale e che casomai dovrebbero intervenire le Regioni, con apposite ordinanze. Il governo però può aggirare quei dubbi proprio ricorrendo al dpcm, che non richiede il visto del Colle. Nel colloquio di ieri sera con Conte, Fontana ha anche messo sul tavolo il vero nodo: la chiusura di tutte le attività produttive. Ma quella è una responsabilità che il governo non sembrano ancora capace di assumersi.