Il nome del commissario, i poteri del commissario e come riuscire a tenere fuori Autostrade dalla ricostruzione del ponte di Genova, facendole pagare i costi. A un mese dal crollo del ponte Morandi il governo è ancora fermo davanti a questi problemi, e così ieri il «decreto urgenze» è stato discusso dal Consiglio dei ministri – un eufemismo, visti i contrasti tra M5S e Lega – ma non approvato se non in quella formula «salvo intese» che vuol dire che non c’è un testo definitivo. Raccontiamo un’ennesima bozza; oggi Conte sarà a Genova a dire che il governo sta facendo e rifacendo – «non torno a mani vuote» – ma tutto quello che sappiamo del decreto è quello che non c’è rispetto all’ultimo mese di annunci governativi.

NON C’È LA REVOCA concessione ad Autostrade, non c’è nulla sulla nazionalizzazione, non c’è una risposta netta alla richiesta di Autostrade di partecipare alla ricostruzione del ponte, non c’è una soluzione ai dubbi della commissione Ue sull’affidamento diretto dell’appalto a Fincantieri. Non c’è nemmeno il nome del commissario. «Fatemi cercare… no, non c’è», Giuseppe Conte ci ha ha persino scherzato. Servirà tempo per far digerire ai 5 Stelle il sindaco Bucci, o alla Lega un tecnico. Anche il nome dell’atto approvato ieri sera è un capolavoro: «Disposizioni urgenti in materia emergenziale». Ora, la Costituzione consente solo decreti per «necessità e urgenza», quindi abbiamo un «decreto decreto».

Non si occupa solo di Genova, ci sono dentro disposizioni generali per la sicurezza delle infrastrutture e persino una norma per sveltire il condono edilizio a Ischia, sarebbe la risposta ai danni del terremoto. Ci sono anche novità che sulla carta possono essere positive, come l’archivio informatico nazionale delle infrastrutture, il monitoraggio con i sensori delle opere fragili, l’assunzione di 250 ingegneri per la nuova agenzia per la sicurezza delle reti ferroviarie e autostradali e la possibilità che i pedaggi delle strade in concessione vengano rivisti al ribasso.

MA DOVE SI RESTA SUL VAGO è proprio nel cuore del problema di Genova, «l’emergenza dell’emergenza» come dice il ministro Toninelli: la ricostruzione del ponte.

Il commissario straordinario sarà in pratica un commissario per il nuovo ponte, la Lega fa condurre la sua battaglia contro i 5 Stelle al presidente della regione Toti, che è già commissario per l’emergenza e ci resterà altri undici mesi, il pressing telefonico su Conte alla fine ottiene il rinvio.

Oggi il premier sarà a Genova non «a mani vuote» ma con un foglio di carta in buona parte da riempire. La battaglia grillina perché Autostrade non partecipi alla ricostruzione si è infilata nel vicolo cieco dei ricorsi annunciati. Il presidente di Atlantia Cerchiai e l’ad Castellucci hanno avvertito palazzo Chigi che se il governo scavalcherà effettivamente la concessionaria anche solo come soggetto appaltante della nuova opera ricorreranno ai tribunali per fermare tutto e, dicono, tutelare i loro azionisti.

LA NOMINA di un commissario pragmatico potrebbe aprire al rientro di Autostrade nella partita, ovviamente non come realizzatrice dell’opera (cosa che del resto Autostrade per l’Italia direttamente non fa), così da accontentare in qualche modo i grillini che non vogliono che la società dei Benetton «tocchi pietra». Il sindaco Bucci, per esempio, ha già sponsorizzato l’accordo tra Fincantieri e Autostrade che si era delineato attorno al modellino di Renzo Piano; l’esigenza di accelerare i lavori spinge in questa direzione.

PER NIENTE RISOLTA è anche la questione dei costi dell’opera, il proposito di Di Maio e Toninelli di far pagare tutto ad Autostrade senza coinvolgerla nei lavori si conferma tanto giusto quanto velleitario.
L’escamotage che a un certo punto è entrato nel decreto – ma si tratta appunto di una bozza – è un invito a nozze per chi prepara i ricorsi. Si legge infatti che «il concessionario, tenuto in quanto tale agli obblighi contrattuali ovvero in quanto responsabile nel crollo a fare fronte alle spese di ripristino… pone a disposizione le somme… impregiudicato il titolo in base al quale sia tenuto a sostenere i costi». La versione leguleia di un post di Di Maio su facebook. Gli avvocati dei Benetton si preparano. Anche qui, salvo intese.