Un incontro informale, durato poco più di un’ora, presso l’ambasciata italiana a Londra, a margine del lancio della Coop 26, tra il premier Giuseppe Conte e Lakshmi Mittal, presidente e Ceo di ArcelorMittal sul futuro dell’ex gruppo Ilva, a pochi giorni dalla scadenza fissata dal Tribunale di Milano il 7 febbraio prossimo per arrivare ad un accordo.
Al termine del mini vertice, prima di partire per Bruxelles, il premier Conte ha spiegato ai giornalisti che lo aspettavano di fronte all’ambasciata italiana a Londra, i temi affrontati. «Un incontro utile a verificare che ci sono obiettivi condivisi e a dare nuova linfa ai nostri negoziatori», ha dichiarato il premier. «Non dovete pensare che l’incontro sia stato per negoziare i dettagli tecnici, però è stato utile per ribadire le linee di fondo di questo negoziato – ha precisato il premier -. Ovviamente – ha proseguito Conte – ci sono i nostri rispettivi negoziatori e lo staff di legali che stanno lavorando, si sta definendo il piano industriale, si stanno creando le premesse per l’ingresso del pubblico, perché, come abbiamo detto, ci sarà anche un investimento pubblico“.
Il problema è trovare la via giusta per consentire l’ingresso nel capitale sociale di Am InvestCo Italy, sia dello Stato attraverso il Mef e una controllata come Invitalia, sia delle banche che dovrebbero convertire in quota capitale i crediti vantati nei confronti del gruppo ex Ilva, il cui saldo era previsto con il pagamento di 1,8 miliardi da parte di ArcelorMittal per l’acquisto definitivo dei rami d’azienda del gruppo dopo i due anni di affitto degli stessi.
Sugli esuberi all’ex Ilva «il governo ritiene che i numeri iniziali di ArcelorMittal restino inaccettabili. Gli ho ribadito che i loro numeri iniziali non sono accettabili e che per il governo italiano è fondamentale preservare un livello occupazionale adeguato, elevato». Dopo la proposta di 5mila esuberi strutturali avanzata lo scorso dicembre da parte della multinazionale, il governo ha iniziato a lavorare su un piano industriale che prevede 1500 esuberi temporanei, da riassorbire entro un periodo di tempo pari a sei anni.
Durante l’incontro sul dossier Ilva sono stati affrontati «anche aspetti tecnici riguardanti la transizione energetica. Voglio, vogliamo, tutto il governo ma anche il sistema Italia, che Taranto diventi uno degli stabilimenti più innovativi al mondo, per quanto riguarda la transizione industriale ed energetica», ha rimarcato. L’obiettivo del governo è rendere l’ex Ilva un siderurgico a ciclo ibrido, utilizzando come due forni elettrici a supporto di due altiforni. Poche ore dopo da Bruxelles, al termine del suo incontro con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, il premier Conte ha aggiunto: «Abbiamo parlato della possibilità di usare il Just transition fund europeo (Fondo per la transizione giusta) anche per Taranto».
In merito all’imminente scadenza del 7 febbraio per l’udienza sul contenzioso in atto col colosso indo-francese dell’acciaio presso il tribunale di Milano, il premier ha detto che «in tribunale bisogna andarci, ma sarebbe bene arrivarci con un accordo. Il tema – ha osservato Conte – è che il giorno 7 è prossimo c’è l’udienza, quindi ci sono ancora dettagli sui cui i negoziatori lavoreranno fino a notte fonda». All’intesa stanno lavorando l’avvocato Giuseppe Lombardi dello studio BonelliErede, per conto di Ilva in amministrazione straordinaria e il super consulente del Mise Francesco Caio, insieme ai gruppi legali di Cleary Gottlieb, Gop. Fonti vicine al dossier parlano di un term sheet (accordo quadro) da discutere all’udienza, che dovrebbe fungere da garanzia per il proseguo della trattativa.