Riccardo Ricciardi, vicecapogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera, dà una valutazione positiva della mediazione sulla giustizia. «Si è visto come una leadership riconosciuta forte e autorevole come quella di Conte abbia migliorato l’impianto originario del testo – dice Ricciardi – Ciò è avvenuto nonostante Conte abbia incrociato in itinere il percorso della riforma Cartabia. Eravamo soli contro tutti, c’erano tutti gli ingredienti perché questa vicenda finisse male. Anche perché dobbiamo riconoscere che ci troviamo in una situazione complessa a livello di maggioranza e interna del M5S, e che questa riforma tocca uno dei temi per noi più sensibili».

Vuole dire che se Conte fosse arrivato prima, senza gli scontri interni che ne hanno tardato l’insediamento, avreste ottenuto di più?
Ci sono mutamenti che hanno bisogno del loro tempo: abbiamo seguito un processo che richiedeva determinati passaggi. Un percorso tortuoso, ma alla fine, il risultato è raggiunto.

Superato questo scoglio il governo è al sicuro?
Non ho la sfera di cristallo, questi anni ci hanno insegnato che fare previsioni è impossibile: troppe variabili. Di sicuro, grazie alla leadership di Conte, ci faremo sentire maggiormente.

Nel M5S alcuni hanno l’idea che si debba stare al governo costi quel che costi?
Non credo, non per niente la trattativa sulla giustizia è stata lunghissima e sfibrante con i partiti di centrodestra, soprattutto la Lega, che non volevano allargare lo stop all’improcedibilità ad alcuni reati connessi alla mafia. Una cosa vergognosa dato che, di fronte a reati del genere, si combatte senza compromessi e senza limiti, su questo dovrebbero essere d’accordo tutti i partiti.

Mentre avveniva la mediazione sulla giustizia lei partecipava ad un dibattito della Fiom sul tema «difendere il lavoro»…
Era legato al mio territorio, la Toscana, dove il caso Gkn è sotto gli occhi di tutti. Si è parlato dei fondi di private equity, di fondi speculativi che entrano nei settori produttivi. Non possiamo più permettere che si ripetano casi come la Gkn o la Whirlpool. Serve una proposta di regolazioni di queste che sono operazioni finanziarie. La politica ha bisogno di nuovi strumenti, più rigidi, sia a livello nazionale che europeo soprattutto in questa fase. Poi ci sono altri problemi atavici su cui bisogna intervenire.

Ossia?
Sicuramente c’è il tema della sicurezza sui luoghi del lavoro, poi la battaglia per l’introduzione del salario minimo, poi ancora la necessità di aggiornare lo Statuto dei lavoratori. Il M5S ha scelto il fronte progressista per portare avanti un progetto di transizione solidale ed ecologica: in quest’ottica è necessario rimettere al centro anche i lavoratori autonomi e la piccola e media impresa. Il lavoro non è più quello che storicamente la sinistra ha sempre difeso. Ci sono tanti professionisti, partite Iva e autonomi che hanno bisogno di una rete di ammortizzatori sociali e miglior regime fiscale. Si può fare fronte comune su questo. Uscendo dalla storica contrapposizione tra il lavoro di fabbrica della classe operaia e il popolo delle partite Iva.

Il prossimo passaggio critico sarà sul reddito di cittadinanza?
Si critica il reddito di cittadinanza per attaccare noi, perché è il nostro cavallo di battaglia. Ma così non si colpisce il M5S, si attaccano i milioni di persone che grazie a questo strumento hanno una sussistenza. Se si pensa di prendere i soldi alle persone che vivono sotto la soglia di povertà, è sbagliato. Se si vuole dire che il reddito di cittadinanza ha ottenuto enormi risultati ma vanno potenziate le politiche attive, noi ci siamo. Ma una riforma così imponente non può essere fatta a colpi di slogan. Si tratta di tutelare milioni di donne e uomini che, tra mille difficoltà e dopo anni di esclusione, realizzano che lo stato non abbandona nessuno.