Ieri Giuseppe Conte appena atterrato a Mosca per la sua prima visita ufficiale in Russia ha messo in chiaro che l’Italia si guarda bene dall’intraprendere qualsiasi azione per togliere le sanzioni comminate dall’Ue alla Russia dopo l’annessione della Crimea nel 2014. «Sono qui oggi per dimostrare al presidente Putin la costante disponibilità dell’Italia al dialogo: le sanzioni non possono essere un fine ma un mezzo per risolvere le divergenze» ha dichiarato alla stampa il premier italiano.

Una posizione che Putin sembra voler comprendere. A Mosca sanno bene che, al di là dei proclami, l’Italia resta un paese cardine della Ue e della Nato e vista la trattativa in corso con la troika sulla legge di bilancio, non può certo tirare la corda oltre un certo limite. Putin si è così accontentato di ricordare «gli storici rapporti di amicizia tra i due paesi che non sono venuti meno malgrado le divergenze di questi ultimi anni». Al Cremlino del resto recepiscono con cautela anche le dichiarazioni fatte da Salvini qui a Mosca la scorsa settimana sullo sviluppo di un nuovo rapporto con la Russia dopo la vittoria nelle elezioni europee di primavera delle forze «sovraniste» che il leader della Lega vede a portata di mano.

Nella conferenza stampa serale dei due leader inevitabilmente i giornalisti era curiosi di ascoltare il punto di vista del capo del Cremlino sulla questione dei rapporti Russia-Usa dopo che Trump aveva dichiarato di voler stracciare i trattati per il disarmo del 1987. «La questione più importante – ha affermato Putin – è questa: se gli Stati uniti si ritirano dal Trattato Inf, cosa faranno con questi missili? Se verranno installati in Europa, allora, naturalmente, dovremo reagire in modo analogo». Il presidente russo ha aggiunto che «i paesi europei che saranno d’accordo con questa posizione (collocare i missili a medio e corto sul loro territorio, ndr) dovrebbero capire che stanno mettendo i loro interessi a rischio di un possibile attacco missilistico».

Il premier italiano si era portato in Russia, come sempre avviene in questi casi, un’intera squadra di imprenditori per firmare nuovi contratti. E alcuni accordi sono stati effettivamente sottoscritti nel settore energetico, impiantistico e dell’abbigliamento. Restano però lontani i tempi in cui l’Italia era il secondo partner commerciale della Russia, dopo la Germania, nel settore meccanico. Nel 2017 l’interscambio commerciale tra i due paesi è stato di 24 miliardi di dollari, meno della metà dei 53 miliardi del 2013. La Russia ha fame d’investimenti e le imprese italiane di rientrare in forze nel mercato russo. Anche per questo Conte ha voluto invitare Putin in Italia: «È da troppo tempo che manca dal nostro paese e speriamo di vederlo presto da noi» ha affermato il premier ingolosito anche dall’idea fatta baluginare da Putin di un possibile coinvolgimento italiano nel business di Turkish Stream, la pipe-line che porterà entro il 2020 il gas russo in Turchia.