Il leader sospeso Giuseppe Conte entra all’assemblea congiunta dei parlamentari convocata per discutere della posizione del Movimento 5 Stelle sui referendum e parla, appunto, da leader. Come se nulla fosse. Addirittura, evoca uno dei punti deboli che hanno condotto all’ordinanza di sospensione della sua causa e propone una consultazione online sui singoli quesiti: «Ci prenderebbe un po’ di tempo per farlo – afferma – Ma mi piacerebbe anche coinvolgere gli iscritti». Dunque, dopo riunione ristretta e quella di ieri coi capigruppo, l’avvocato vede deputati e senatori proponendo che sui temi etici e sui diritti civili, sui quali i 5 Stelle spesso non hanno manifestato posizioni univoche, si ricorra al fantomatico giudizio della rete.

«La Consulta ha dichiarato il requisito sull’eutanasia inammissibile – esordisce davanti agli eletti – A questo punto la questione appare superata. Ma ieri ragionavamo sul fatto che col referendum il consenso poteva essere acquisito senza controllo. Noi su questo tema abbiamo un progetto normativo. Dobbiamo correre più decisi, sollecitare le altre forze politiche per portare avanti il nostro progetto». E ancora: «La grande partecipazione nella raccolta delle firme, al di là dell’aspetto tecnico sull’ammissibilità ci impone, impone all’intero parlamento di discutere con noi del nostro progetto».

Anche sulla cannabis (tema sul quale in passato era apparso un po’ timido) Conte dice che la proposta del M5S è «articolata». Da una parte rivendica «la possibilità di coltivare alcune piante di cannabis per uso personale», ma dall’altra propone di «inasprire tutte le pene per quanto riguarda lo spaccio di stupefacenti, droghe leggere e pesanti». Dunque, è la conclusione, «anche se stiamo parlando di un quesito referendario che deve abrogare una parte di norma, noi proponiamo invece una disciplina più articolata, anche più penalizzante per quanto riguarda le condotte illecite». Però, «la consonanza ci spinge ad abbracciare convintamente questo quesito referendario». Quanto ai quesiti sulla giustizia, promossi dalla Lega e dal Partito radicale, in questi mesi il M5S ha già espresso la sua contrarietà: quei referendum, dicono, sono «pericolosi»

Nel frattempo, impazzano le questioni interne. Dal redivivo Beppe Grillo era trapelate la presa di posizione a favore del tetto dei due mandati, cioè il tema che più appassiona i parlamentari. Grillo conferma di voler mantenere quel principio, «per evitare che si creino grumi di potere e correnti». L’unica concessione che il garante sarebbe disposto a fare, riguarderebbe la possibilità di essere eletti in altri livelli che non siano il parlamento. Se fino ad ora era stato apportato il correttivo del «mandato zero», che esclude dal conteggio delle due cariche elettive quelle fatte nei consigli comunali, adesso si tratterebbe di passare dal senato al parlamento europeo o dalla camera ad un consiglio regionale. «Così non possono lamentarsi – avrebbe detto Grillo – Lì si guadagna anche di più che in parlamento». Conte si mostra freddo e sottolinea che questa è soltanto la «posizione personale» del garante. Fino a ieri, si ipotizzava di uscirne concedendo poche deroghe. Nel recente passato, alcuni avevano immaginato la possibilità di consentire la candidatura per un terzo mandato parlamentare soltanto ad alcuni e soltanto nei collegi uninominali, in modo da doversi riconquistare la conferma. Ma questo escamotage ha bisogno che la legge elettorale rimanga invariata.