Il governo prolunga le misure restrittive in vigore fino al 3 maggio con poche eccezioni (librerie, cartolerie, negozi per bambini, silvicoltura).

Dopo ore di vertice con alcuni ministri e i capidelegazione di Pd, M5S, Sinistra e Italia viva, il presidente del consiglio apre la sua conferenza stampa a borse chiuse.

Il premier invita tutti i cittadini a “non abbassare la guardia”, perché “il successo delle misure dipende da tutti noi”.

Oltre al nuovo dpcm, il governo ha istituito una commissione che stilerà in modo ancora più stringente il protocollo per la sicurezza dei lavoratori e un gruppo di esperti guidato da Vittorio Colao che dovrà preparare la cosiddetta “fase 2”, quella del riavvio delle attività sociali, civili ed economiche.

Nel comitato ci sono psicologi, sociologi, manager ed esperti italiani e internazionali (tra questi Mazzuccato, Giovannini, etc.)

Una parte importante della sua conferenza stampa (e delle domande) si è concentrata sulle recenti decisioni all’eurogruppo.

Conte ha ribadito che “l’Italia non userà il Mes, perché lo ritiene uno strumento inadatto, insufficiente e inadeguato”.

Il premier, per la prima volta, ha criticato duramente l’opposizione, citando Salvini e Meloni e accusandoli di propagandare falsità e menzogne. Ha ricordato, per esempio, che il Mes esiste dal 2012, non certo da ieri.

Per Conte l’eurogruppo ha rappresentato un “primo passo ma insufficiente”. Roma insiste per gli eurobond, per un “fondo finanziato in modo condiviso proporzionato alle necessità”. Necessità quantificate per tutta l’Europa in almeno 1.500 miliardi di euro. Avverte che per la prima volta la possibilità di questo fondo è messa nero su bianco anche se, ammette, per ora solo “in linea di principio”. Ma “o la risposta europea è ambiziosa o non è”, ribadisce.

E poi precisa, in vista del prossimo, lontanissimo, vertice del 23 aprile: “Non firmerò nessun documento finché non vedrò un ventaglio di strumenti adeguati”, tra cui appunto gli eurobond.

En passant, il presidente del consiglio liquida la proposta, fatta circolare dal Pd, di un contributo di solidarietà fiscale per i redditi sopra gli 80.000 euro.