Giuseppe Conte va a Bruxelles per convincere i Verdi europei ad accogliere il Movimento 5 Stelle nel loro gruppo. «A quanto pare siamo un gruppo politico molto attrattivo» ha ironizzato la co-presidente del gruppo Terry Reintke precisando che all’incontro con Conte seguirà un «debriefing» per «decidere sui prossimi passi». L’altro co-presidente, Philippe Lamberts, ha detto che il dialogo, durato circa tre ore, «è stato lungo e sostanziale, e quindi abbiamo molto da digerire e da discutere».
La pratica è ufficialmente aperta, insomma, ma pesa l’opposizione degli italiani e i dubbi espressi dai Grünen tedeschi, membri storici (e sostanziosi) del consesso ecologista, ma serve a dare una collocazione stabile al nuovo corso e fornire un’ulteriore elemento di garanzia progressista e ambientalista. La missione europea è una tappa fondamentale del percorso di avvicinamento del leader pentastellato all’appuntamento cruciale delle elezioni europee dell’anno prossimo. Sarà l’occasione per misurare i rapporti di forza tra le forze di opposizione e soprattutto tra i 5 Stelle e il Pd di Elly Schlein.

Conte teme che il Pd mixed by Elly possa riguadagnare la primazia dentro la possibile alleanza alternativa alla destra di Meloni. Il che farebbe saltare l’assunto dei mesi scorsi, secondo il quale i dem non sarebbero più titolati a dare le carte della coalizione, essendosi trasformati in soci di minoranza. In questo senso, non sono state di buon auspicio le parole di Beppe Grillo di due giorni fa. «Schlein va benissimo – ha detto – Tutte le nostre idee devono andare avanti con altri nomi». Anche se non bisogna leggere le dichiarazioni di Grillo con le lenti della politica in senso stretto, le sue parole confermano che il garante considera il M5S un movimento «biodegradabile» non necessariamente destinato a durare in eterno. Non intende scaricare Conte, ma pensa che ormai si debba badare più alla sostanza che alla forma.

Sarebbe esagerato dire che nel M5S circoli inquietudine, però le scelte per il futuro prossimo destano qualche preoccupazione in più. Dalle parti di via Campo Marzio hanno notato che la prima mossa di Schlein, ancora prima di insediarsi, è stata quella di consentire le iscrizioni in digitale al Pd. Sul terreno che in passato era lo spazio vitale del M5S, l’apertura ai nuovi aderenti ha comportato tremila iscritti in pochi giorni. Alcuni di questi potrebbero essere ex simpatizzanti del M5S. Persino uno come Max Bugani, ex grillino tendenza Casaleggio (quella che era più ostile al Pd) e attuale assessore a Bologna ha annunciato che aderirà al nuovo Pd: potrebbe essere la spia di un sommovimento più profondo. Per di più, il Pd potrebbe essere l’approdo di quelli che hanno raggiunto il tetto dei due mandati. Ormai è una regola: ogni volta che circola incertezza si torna a parlare dell’ultimo principio fondativo rimasto in piedi. E le vecchi prime linee tornano a sperare che venga rivisto in forma più light, magari con una semplice rotazione delle cariche.