La genesi del Dpcm di Natale si sta rivelando molto complessa. I nodi ruotano sempre attorno ai divieti che il governo deciderà di imporre. Il più difficile e impopolare di tutti è lo stop agli spostamenti tra regioni, anche se tra 20 giorni fossero tutte gialle.
Anche ieri una roulette di riunioni, prima i ministri Speranza e Boccia con i presidenti di regione, poi Conte e Speranza con i capigruppo di maggioranza, poi ancora il premier con i ministri capidelegazione di Pd, M5S, Leu e Italia Viva. A tarda sera ancora una decisione non c’era.

Oggi Speranza riferisce alle Camere, poi ci sarà un voto sulle risoluzioni, poi un altro passaggio con i governatori. La firma del Dpcm, che conserverà la divisione dell’Italia in fasce colorate di rischio, è attesa per domani ed entrerà in vigore giovedì. Ma il blocco ai viaggi interregionali dovrebbe durare solo tra il 20 dicembre e il 6-7 gennaio, accompagnato da un decreto ad hoc.

I PIÙ CHIARI DI TUTTI sono i presidenti di regione, che vorrebbero lasciare aperti gli alberghi in montagna (e gli impianti per gli ospiti degli hotel e delle seconde case) e soprattutto consentire i ricongiungimenti familiari per Natale, anche fuori regione. «Vanno studiati e consentiti i ricongiungimenti tra i familiari. Servono buon senso ed equilibrio e questo abbiamo chiesto al governo», sintetizza Giovanni Toti.

Speranza e Boccia hanno detto no su hotel e piste da sci. E anche sulle visite ai familiari tengono duro. «Bisogna mantenere rigore e prudenza per non vanificare i primi risultati che stiamo vedendo», ha ribadito il ministro della Salute. «Dobbiamo evitare di arrivare a gennaio in una situazione complicata, anche perché a gennaio partirà il piano dei vaccini». Il concetto è chiaro: «Non possiamo far coincidere la terza ondata eventuale con la campagna vaccinale». E Boccia rincara: «I due punti fermi del Dpcm sono i limiti di orario (il coprifuoco alle 22, ndr) e la limitazione della mobilità tra regioni».

IL PREMIER, NEL VERTICE con i capigruppo, si è mostrato più possibilista. Secondo fonti di maggioranza avrebbe espresso parere favorevole ai ricongiungimenti e anche ai trasferimenti nelle seconde case per le vacanze. Dubbi del premier anche sulla chiusura degli alberghi in montagna per tutto il periodo natalizio. Conte appare molto preoccupato. Da un alto non vorrebbe limitare i viaggi degli italiani e non infliggere un colpo durissimo al turismo invernale, dall’altro teme «di andare in faccia alla terza ondata».

Per questo ha parlato di un «Natale giallo rafforzato» e di un «lockdown dolce». «Non possiamo permetterci vacanze sulla neve, ma mettiamo ristori subito sul piatto. La stagione invernale può riprendete a febbraio e marzo. Francia e Germania dovrebbero rientrare in questa soluzione», ha detto il premier ai capigruppo. E anche l’Austria ha annunciato che per le feste gli impianti saranno aperti sono per i residenti, mentre ristoranti e alberghi resteranno chiusi. Speranza ha aggiunto che allentamenti delle misure «saranno possibili solo dal 15 gennaio».

CONTE HA CERCATO di rassicurare i governatori del Nord e gli imprenditori del turismo: «Introdurremo rigorosi controlli per chi rientra e quarantena per chi va all’estero, per produrre un effetto deterrente». «Sullo sci da parte del governo c’è una posizione ferrea», il commento sconsolato di Luca Zaia.

Quanto ai viaggi fuori regione, Boccia e Speranza hanno insistito: «Se apriamo a tutti i ricongiungimenti familiari la situazione rischia di scapparci di mano. Meglio limitarsi ai residenti con pochissime deroghe». La discussione non ha portato a un risultato: decisivo sarà oggi il dibattito in Parlamento. Quasi certo che una misura così restrittiva delle libertà personali sarà contenuta in un decreto legge, strumento normativo ritenuto più forte del Dpcm. Ma anche uno strumento più flessibile, che potrebbe consentire in fase di conversione in Parlamento qualche allentamento se il contagio dovesse scendere. «Come saremo a Natale dipende da come la curva scende e quanto rapidamente scende», ha detto il presidente dell’Iss Brusaferro.

SULLE MESSE DI NATALE invece c’è un’ipotesi concreta: Conte ha proposto di farle alle 20, con l’ok della Cei. I renziani di Italia Viva hanno chiesto di aprire i ristoranti a pranzo il 25 e 26 dicembre, e anche gli outlet e di non fermare le crociere. Richieste che paiono destinate a non essere accolte.

Sugli altri punti l’intesa sembra trovata: coprifuoco dalle 22 anche a Natale e Capodanno, bar e ristoranti chiusi in tutta Italia alle 18 e anche le scuole superiori resteranno chiuse fino a dopo l’Epifania. Le uniche aperture saranno quelle dei negozi: fino alle 21 per lo shopping e via libera ai centri commerciali nei weekend.