Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è tornato a Taranto a distanza di quasi un anno dall’ultima visita la scorsa vigilia di Natale, quando partecipò al consiglio di fabbrica dell’ex Ilva. Accompagnato da ben cinque ministri, Lorenzo Guerini (Difesa), Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), Paola De Micheli (Infrastrutture e dei Trasporti), Gaetano Manfredi (Università e ricerca) e Giuseppe Provenzano (Sud e la Coesione territoriale), in quella che molti hanno definito una «giornata storica per Taranto», il premier non ha voluto mancare ad alcuni appuntamenti importanti per il futuro della città ionica, che nelle intenzioni del governo dovrà tornare «la perla del Mediterraneo».
Il primo impegno del premier è consistito nel visitare l’area del cantiere dove sorgerà il nuovo ospedale San Cataldo, per la cerimonia di posa della prima pietra. Il progetto, che rientra tra quelli finanziati dal Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) per Taranto, approvato nel 2015 dal governo Renzi, è finanziato con risorse della Regione Puglia e due delibere Cipe del 2012 e 2013. In realtà l’avvio dei lavori era previsto già lo scorso anno, ma un ricorso al Tar della ditta giunta seconda nel bando di gara, ne rallentò l’iter sbloccato soltanto quest’estate da una sentenza del Consiglio di Stato. Entro la fine del prossimo anno dovrebbe essere pronto.
Successivamente il premier è intervenuto alla cerimonia di inaugurazione della Scuola di medicina dell’università di Bari Aldo Moro nell’ex sede della Banca d’Italia. Da quest’anno infatti, Taranto avrà un corso di laurea che spera la conduca ad ottenere nel 2023, dopo l’accreditamento triennale dall’Anvur, l’autonomia da quella del capoluogo barese. Un progetto in cui il comune di Taranto e la Regione Puglia, così come il sottosegretario Mario Turco che ha la delega al Cipe credono fortemente per fermare la fuga di cervelli di giovani tarantini verso altre università (ben 13mila gli studenti che hanno abbandonato negli anni il capoluogo ionico per altri lidi), oltre che la possibilità di saldare il nuovo corso di laurea al nuovo ospedale.
Dopo di che Conte ha partecipato all’incontro per la sottoscrizione di alcuni accordi nell’ambito del Cis, alla presenza degli altri ministri e delle autorità locali. In particolare è stato sottoscritto il progetto della riqualificazione dell’ex banchina Torpediniere presente nel Mar Piccolo, che nel 2015 l’ex ministro della Difesa Roberta Pinotti concesse al Demanio per poi affidarla all’Autorità portuale di Taranto. La banchina sarà infatti trasformata in un approdo per maxi yacht.
Sempre nell’area in questione sorgerà l’Acquario green da realizzare entro il 2026 per l’avvio dei Giochi del Mediterraneo, per la cui realizzazione saranno stanziati 50 milioni di euro. L’accordo di cessione della ex Stazione Torpediniere all’Autorità Portuale, ha però un risvolto non di poco conto per la Marina Militare, che in cambio otterrà alcune aree per ampliare e ammodernare la base navale operativa presente nel mar Grande e finanziamenti pari a 200 milioni di euro. Confermando ed ampliando la strategicità della città dei Due Mari per la Nato e i suoi interessi geopolitici nel Mediterraneo. Quest’estate infatti il Copasir ha segnalato come la Cina starebbe cercando di allargare i suoi interessi proprio nell’area di Taranto. Che ancora una volta si dimostra strategica non solo nel settore dell’acciaio. Anzi.
La vertenza dell’ex Ilva ha comunque trovato posto nei vari impegni del premier, che insieme al ministro Patuanelli e all’ad di Invitalia Arcuri, ha incontrato i sindacati metalmeccanici. Nel vertice è stata confermata la trattativa in essere con ArcelorMittal per l’ingresso dello Stato nel capitale sociale della società. Il governo punta a raggiungere un accordo con la multinazionale entro novembre, mantenendo invariati i livelli produttivi e occupazionali, attraverso una riconversione produttiva del siderurgico più grande d’Europa. Un obiettivo più facili a dirsi che a farsi.