È una lettura utile in un’epoca in cui relazione, confronto e conflitto fra culture diventano fondamentali per agire il nostro futuro. Il punto di vista è quello della musica, ma per merito dell’impostazione sociologica e antropologica è evidente l’estensione delle considerazioni anche ad altri ambiti. Il libro gioca sull’ambiguità del titolo, la parola «decontaminazione» può essere letta nel senso positivo di relazione, in quello negativo di inquinamento, e in quello neutro nel caso in cui il «de» si interpreti come preposizione mutuata dalla trattatistica latina. Due annotazioni : il testo manca forse di una più chiara definizione del concetto di identità e della presa in considerazione della proposta transculturale (che critica interculturalità e multiculturalità). Non vi sono culture che si autorigenerano all’infinito, ma ognuna è tesa alla trasformazione continua. Pensarsi bloccato in una cultura è possibile solo con uno sforzo ideologico. Le parole-chiave per le culture – anche musicali – del futuro sono: interazione e cooperazione. Le gabbie possono delimitare uno spazio, ma l’aria circola e contamina, come sostiene Salvatore Colazzo nell’introduzione.