Il bollettino di ieri, con 522 nuovi casi positivi e 6 vittime nelle ultime 24 ore inizia a diventare preoccupante. Non tanto per i decessi che per ora non risalgono. Ma un numero così alto di nuovi casi non si registrava dal 28 maggio, quasi tre mesi fa. E i numeri di ricoveri e decessi di solito seguono lo stessa curva, giusto con qualche settimana di ritardo. 

Secondo il rapporto settimanale congiunto del ministero e dell’Iss il numero di casi sintomatici è «sostanzialmente stazionario», con un indice Rt fermo a 0,96. Ma si riferisce al periodo 23 luglio-5 agosto, dunque arriva in leggero ritardo. In ogni caso, in 9 regioni l’indice risulta superiore a 1 (soglia che indica un aumento esponenziale dei casi) e il rapporto sottolinea la «tendenza a un progressivo peggioramento».

Nei dati odierni, il peggioramento si vede già. Nell’ultima settimana il numero di pazienti in terapia intensiva è cresciuto del 25% (ora sono 55). I 3.031 casi registrati rappresentano un aumento dell’81% rispetto alla settimana precedente. Ma se si limita l’analisi ai soli casi sintomatici, l’aumento arriva al 156%. Secondo la Fondazione Gimbe la pandemia sta accelerando per colpa di una sottovalutazione del problema: «La comunicazione pubblica – dice il presidente Nino Cartabellotta – continua ad essere influenzata da messaggi che minimizzano i rischi, ignorando totalmente dinamiche e tempistiche che condizionano la risalita della curva epidemiologica e facendo leva sull’analfabetismo scientifico di una parte della popolazione».

Dal canto suo, il ministero della Salute prova ad arginare l’importazione di casi legata al rientro dei turisti italiani. Una nuova ordinanza prevede che al ritorno da Spagna, Grecia, Malta e Croazia i turisti debbano presentare un tampone negativo o sottoporsi al test nelle 48 successive al rientro.

Ma non si placano le polemiche sull’operato del governo. Il comitato dei parenti delle vittime del Covid-19 “Noi denunceremo” nei prossimi giorni presenterà alla magistratura un nuovo elemento a carico delle autorità sanitarie. Si tratta del Rapporto Lunelli, dal nome dell’ex-generale che lo ha stilato. «Depositeremo in Procura le quasi mille pagine di documentazione riconducibile alla relazione del generale Lunelli» spiega il vicepresidente del comitato Stefano Fusco «e chiederemo ci vengano date risposte urgenti sul motivo per cui si siano ignorante direttive chiare provenienti della Commissione Europea circa la preparazione di un piano pandemico».

L’accusa di Lunelli, contenuta in un rapporto di 65 pagine, è che il piano pandemico risalente al 2006 non sia stato aggiornato da allora da parte del ministero della salute. Eppure, il governo italiano aveva ricevuto precise richieste in merito. Secondo una decisione del Parlamento europeo del 2013 «gli Stati membri dovrebbero fornire regolarmente alla Commissione aggiornamenti sullo stato di avanzamento della loro pianificazione della preparazione e della risposta a livello nazionale». Anche le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie prevedono un regolare aggiornamento del piano anti-pandemia. A causa di questa sottovalutazione della pianificazione l’Italia è stata colta impreparata. «Se l’Italia avesse potuto contare su una pianificazione di emergenza di qualità» conclude Lunelli, avremmo ragionevolmente potuto risparmiare più di 10.000 vite».

Una cifra che convince poco Stefania Salmaso, che negli stessi anni dirigeva il Centro Nazionale di Epidemiologia, Sorveglianza e Promozione della Salute, smantellato nel 2015 tra mille discussioni per decisione dell’allora presidente dell’Iss Walter Ricciardi. «Una stima così puntuale è difficile – spiega Salmaso – come ho spiegato altrove, la sottovalutazione della preparazione si spiega invece con le polemiche pretestuose che seguirono la pandemia del 2009 quando il piano fu applicato e poi fu ritenuto esagerato perché l’influenza suina si rivelò meno pericolosa del previsto. Perciò il piano non fu più una priorità». In ogni caso, anche se aggiornato quel piano non poteva applicarsi all’attuale emergenza. «Contro l’influenza sappiamo come sviluppare i vaccini e quel piano mirava a guadagnare tempo per farlo. Nel caso del Covid-19 non era possibile».

L’accusa di Lunelli qualche fondamento ce l’ha. A maggio, un rapporto dell’Oms aveva già segnalato la mancanza di un piano pandemico aggiornato. Ma poche ore dopo la pubblicazione il rapporto era sparito dalla rete. Secondo il quotidiano inglese Guardian, la cancellazione fu richiesta dal direttore aggiunto, l’italiano Ranieri Guerra. Il quale prima dell’incarico all’Oms aveva ricoperto quello di direttore della prevenzione al ministero e di responsabile dell’aggiornamento del piano antipandemico.