Avanti, a passo di carica. Le consultazioni partono stamattina, con una telefonata all’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per concludersi domani mattina con la delegazione unitaria della destra. L’incarico arriverà nella stessa giornata, forse già al termine della mattinata. A quel punto che Giorgia Meloni si presenti con la lista dei ministri sabato o domenica cambierà ben poco. In ogni caso la fiducia arriverà martedì e poi mercoledì al Senato, come da tabella di marcia di via della Scrofa.

La situazione si è sbloccata a metà mattinata quando Carlo Nordio è arrivato a Villa Grande da Silvio Berlusconi, portato per mano dal resuscitato Gianni Letta. Colloquio cordiale, coincidenza di vedute, brindisi con un bicchiere di vino. «I programmi di Fratelli d’Italia e di Forza Italia sulla Giustizia sono molto allineati», assicura l’ex magistrato che sulla nomina o meno a guardasigilli si affida a Giorgia la Premier, esattamente come fa la contendente, la forzista Elisabetta Casellati. Però ci tiene a dichiararsi «pronto a fare il ministro della Giustizia».

UNA PAROLA DEFINITIVA e ufficiale non la dice nessuno ma l’accordo è a un passo. Del resto non aveva tutti i torti Daniela Santanchè quando, dopo l’esplosione berlusconiana di martedì, aveva ricordato che «c’è sempre un Berlusconi di giornata». Il Silvio di martedì era imbufalito per i titoli che lo davano per spacciato, vinto, «andato a Canossa». Quello di ieri era invece soddisfatto per aver dimostrato quanto fossero incaute quelle analisi ma era anche deciso a evitare che si concretizzasse il rischio di far saltare tutto. Il Berlusconi di giornata, ieri, era conciliante, pronto ad assicurare di non aver mai neppure considerato l’ipotesi di silurare Giorgia la Capitana ancor prima del varo del governo.

CERTO UNA compensazione resta necessaria perché il Cavaliere è sempre convinto che la mancata assegnazione di una presidenza di Camera o Senato al suo partito debba essere pagata con posti sonanti, e comunque uno zampino nella Giustizia vuole mettercelo. La quadra però si profila facilmente: l’Agricoltura, ministero che non sembra pesante ma lo è, a Forza Italia, tanto più che il papabile Gian Marco Centinaio, leghista, è stato eletto vicepresidente del Senato e per Francesco Paolo Sisto il sottosegretariato in via Arenula oppure il Csm.

ALL’INIZIO DEL POMERIGGIO la strada sembra sgombra, anche se la squadra va ancora rifinita. Ma la serenità per Giorgia Meloni dura poco, perché esplode la nuova bomba Berlusconi, quella sull’Ucraina in guerra per colpa di Zelensky. È un ordigno a tempo, innescato nella giornata no di Silvio ma che esplode, attraverso la diffusione dell’audio registrato martedì, in quella del Silvio sorridente.

Dunque all’interno dei confini nazionali provoca danni limitati, ma all’estero è un’altra storia, tanto più che alla casella Esteri c’è un leader del partito che ha accolto con scrosciante applauso la ricostruzione dei fatti che hanno portato alla guerra offerta da Silvio Berlusconi martedì davanti ai deputati azzurri. Fratelli d’Italia chiede a Antonio Tajani un comunicato riparatore che dissipi ogni dubbio sulla sua posizione. L’ex presidente del Parlamento europeo esegue con un Tweet che più netto non si può. Gli ucraini sono «eroi che non si arrendono di fronte all’orrore della guerra. Le loro gesta a difesa della libertà e della democrazia saranno per sempre scritte nella storia».

BASTERÀ PER SALVARE la situazione oppure Giorgia Meloni riterrà opportuno ripiegare su un ministro tecnico, e in questo caso sarebbe Giampiero Massolo, di fatto riaprendo tutti i giochi e rimettendo l’intera squadra e persino la nascita del governo in forse? Dipende da come finirà il processo che il Ppe, ormai esasperato da Berlusconi, intenterà oggi a Bruxelles contro il suo vicepresidente, Antonio Tajani.

Non è l’unico dubbio che flagella la futura presidente incaricata. Sarà opportuno, dopo una sparata come quella diffusa ieri dall’agenzia LaPresse, presentarsi sul Colle col reprobo in prima fila? E si può essere sicuri di cosa dirà lo stesso Silvio Berlusconi, sia nell’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sia all’uscita, di fronte ai giornalisti? Nella migliore delle ipotesi Berlusconi è considerato oggi una specie di Cavallo Pazzo. Nella peggiore un gelido e determinato sabotatore.
MA COMUNQUE vadano le cose di qui alla nascita del governo, e probabilmente andranno nonostante tutto bene, dopo l’applauso azzurro di ieri Giorgia Meloni sa che della sua maggioranza, in politica estera, non potrà mai fidarsi.