Il 18 o il 19 novembre prossimi il parlamento tornerà a riunirsi in seduta comune per eleggere tre giudici della Corte costituzionale. Non dovesse riuscire a eleggerne almeno uno, batterebbe il record della più lunga «vacanza» alla Consulta. La casella che da più tempo attende di essere riempita, infatti, è quella di uno dei due giudici (Mazzella e Silvestri) cessati dall’incarico il 28 giugno 2014. Uno è stato rimpiazzato un anno fa con l’elezione della giudice Silvana Sciarra in quota Pd. Nella stessa seduta Forza Italia auto affondò la sua candidata, Stefania Bariatti (i franchi tiratori berlusconiani avevano precedentemente bruciato Catricalà, Caramazza e il da poco scomparso Donato Bruno). Dopo di allora, però, si sono aperti due nuovi buchi nel plenum della Corte, perché altri giudici eletti dal parlamento hanno cessato il mandato. Sergio Mattarella, passato a febbraio al Quirinale, e Paolo Napolitano, il 10 luglio scorso. Ai quindici giudici della Corte ne mancano allora tre, e il buco diventa una voragine perché spesso si registra l’assenza di un quarto giudice, anche questo eletto dal parlamento, e così la Consulta sta prendendo le sue decisioni con il plenum al minimo legale, undici giudici.
Il record negativo è quello fatto segnare in occasione della sostituzione del giudice Vaccarella, eletto in quota Forza Italia e dimessosi nel maggio 2007. Il parlamento riuscì a sostituirlo solo nell’ottobre 2008, dopo 17 mesi e 17 giorni. Ci vollero però «solo» 22 scrutini, mentre con il prossimo saremo già al 27esimo scrutinio per il primo giudice (e 16 mesi e 20 giorni), mentre per gli altri due si tratterà del sesto e del quarto scrutinio. In tutti i casi, dalla prossima occasione, il quorum necessario per l’elezione è più basso, servono i tre quinti dei componenti, 571 voti. Un accordo tra i partiti è indispensabile, fin qui è stato complicato dalle richieste del Pd e dall’indecisione di Forza Italia.

Guardando alla provenienza dei giudici che hanno lasciato l’incarico, il partito di Renzi ha preteso altri due posti (per sostituire Mattarella e Napolitano), disponibile a concederne uno ai berlusconiani (per Mazzella). I democratici si sono lungamente incaponiti sulla candidatura di Violante, che secondo i 5 stelle manca persino dei requisiti formali per l’elezione, essendo sì «professore ordinario di materie giuridiche» come prevede la Costituzione, ma nel frattempo collocato a riposo. Già impallinato in ripetuti scrutini, Violante potrebbe essere sostituito da Anna Finocchiaro, la presidente della prima commissione che ha condotto in porto la riforma costituzionale, che ha lasciato la magistratura per la politica nel 1987 da pm a Catania, restando però in aspettativa e così progredendo in carriera fino a giudice di Cassazione; dunque ha i requisiti. Per avere i voti necessari e sbloccare l’impasse, il Pd dovrà cedere un candidato ai 5 stelle, che sono disponibili a votare quello di Renzi «se degno», dopo averlo sottoposto al gradimento della rete. In cambio il Pd potrebbe guardare nelle liste dei grillini, le uniche pubbliche, dove c’è l’avvocato dei ricorsi contro la legge elettorale, Felice Besostri, l’anziano costituzionalista Franco Modugno e la professoressa di diritto costituzionale a Cagliari Silvia Niccolai, la più votata dai grillini nell’ultima seduta a ottobre. Resta da rompere l’indecisione dei berlusconiani. Potrebbero convergere sull’avvocato e docente di sicurezza sul lavoro Francesco Paolo Sisto. Il deputato pugliese era con la fronda di Raffaele Fitto. Ma all’ultimo momento qualcosa l’ha convinto a restare con Berlusconi.