Che gli attacchi ripetuti del presidente del Consiglio ai giudici della Corte Costituzionale dopo la sentenza sulle pensioni abbiano cominciato a fare effetto? Se lo chiedono in molti, visto che si fa attendere la decisione della Consulta sulla legge elettorale per le europee. La causa è stata discussa in udienza pubblica un mese fa, il 14 aprile. La questione di non manifesta incostituzionalità riguarda lo sbarramento al 4% che non sembrerebbe trovare alcuna spiegazione logica visto che nella scelta degli europarlamentari non si presentato esigenze di «governabilità». L’avvocato dello stato ha difeso, per conto del governo, la legittimità della legge italiana (in Germania la soglia di sbarramento, più bassa, è invece caduta da oltre un anno proprio davanti ai giudici costituzionali). Ma ha anche chiesto in subordine che i giudici salvino almeno i risultati delle europee dell’anno scorso. È sembrato un modo di prepararsi al peggio, praticabile fino a un certo punto dal momento che un paio di liste – Fratelli d’Italia e Verdi – hanno impugnato i risultati. Cinque eurodeputati tra Pd, Pdl e M5S possono rischiare. Ma la Corte, ancora a ranghi ridotti (mancano due giudici da eleggere in parlamento), può andare incontro alla situazione di parità che si sarebbe già verificata nel caso delle pensioni. E non ha ancora deciso.