Ogni singola azione porta con sé delle conseguenze. Ma non tutte accadono. Alcune si materializzano, prendono una forma determinata e danno vita a nuove conseguenze; altre restano imprigionate nel condizionale, nel possibile. O almeno così crediamo. Perché, forse, oltre a ciò che vediamo vi è qualcosa di ancora ignoto e dobbiamo solo trovare il modo di renderlo evidente, sperimentando anche a rischio di perdere quelle poche certezze che finora hanno condizionato la nostra esistenza. Constellation, la serie Apple TV+ creata da Peter Harness, è un racconto di fantascienza tra filosofia e psicologia, con sfumature horror, innestato in un dramma famigliare. Jo (Noomi Rapace), un’astronauta svedese, partecipa a una missione spaziale internazionale. Tra i vari obiettivi della costosa operazione che coinvolge diversi enti, uno riguarda il CAL, l’acronimo di Cold Atom Laboratory. Una ricerca sulla natura e i movimenti degli atomi a una temperatura prossima allo zero assoluto, dagli esiti imprevedibili e incontrollabili. Questo studio di fisica quantistica, che dovrebbe dare delle risposte mai ricevute in precedenza, è interrotto da un drammatico incidente provocato da un impatto con un «oggetto» non meglio identificato.

A PARTIRE da questo evento e dalla morte di uno dei protagonisti, si apre una porta che dà accesso a due universi, come se il dualismo ricercato nel CAL si fosse improvvisamente riversato nel quotidiano dei personaggi, soprattutto in quello di Jo, di sua figlia Alice e dell’ex astronauta e scienziato, con la sfrenata ambizione di conquistare il Premio Nobel, Henry Caldera (Jonathan Banks).Per Jo, reduce dalla citata missione che si svolge nel presente, e per Henry, sopravvissuto parecchi anni fa alla disastrosa spedizione dell’Apollo 18, il viaggio nello spazio si trasforma prima in un disperato tentativo di tornare sulla Terra e poi in se stessi. La loro mente, per circostanze che ancora non conosciamo, vive in una doppia realtà e, dunque, entra in conflitto con il mondo circostante. Sono in preda a un disturbo post-traumatico, a uno stato allucinatorio o, contro ogni logica, inseguono una verità sconosciuta ai più e che altri vogliono insabbiare? Devono inghiottire la pillola e curarsi o rifiutarla e procedere in direzione contraria?

E qui è necessario fermarsi per non rivelare ulteriori elementi. Constellation ha una trama intricata, di sicuro non lineare, anche se non originale. Molta fantascienza ha giocato sulla fragilità della psiche, sul limite di un’attività che può innescare una serie di fatti tragici se non catastrofici, sul confine tra il reale e l’illusorio, tra l’essere e il non essere (altro). Un prodotto, quindi, che segue il solco della tradizione con delle ambientazioni suggestive (tra i generi, peraltro, non manca nemmeno il road movie nelle sperdute foreste scandinave) e una buona prova degli interpreti.
A proposito di luoghi comuni, persino in un contesto estraniante come lo Spazio nel quale si potrebbe avere a che fare con verità sorprendenti capaci di mutare per sempre l’esistenza dell’intera umanità, Jo è l’astronauta che non ha pienamente svolto il suo ruolo di madre e moglie. Sembra che certe realtà non prevedano alternative.