Ieri sera a Otto e mezzo su La7 Matteo Renzi è stato un fiume in piena: «Il tempo del buonismo è finito, ho chiamato un avvocato, sono pronto a chiedere un risarcimento danni a tutti quelli che li hanno provocati. La parte di quello che sta buono e zitto è finita». Parte ufficialmente il contrattacco sul caso Consip, che coinvolge il papà Tiziano e l’amico Luca Lotti. «Travaglio talvolta fa ’il Falso Quotidiano’, deve chiedere scusa e lo farà in tribunale visto che è stato citato da mio padre per 300milioni. Non scappi, visto che è già scappato martedì in sede di conciliazione». Secondo bersaglio i 5S, in vantaggio sul Pd nei sondaggi per le politiche: «Possono dirmi di tutto, ma mi combattano in modo pulito con le armi della politica. Quello che è stato fatto dai 5 Stelle sulla rete sul caso Consip è squallido, si è fatto credere che quella sentenza fosse stata già scritta».

A dare nuovo slancio a Renzi sono gli sviluppi romani nell’inchiesta sull’Fm4, lunedì la procura ha messo sotto indagine il capitano del Noe Giampaolo Scafarto per falso: almeno in due casi avrebbe manipolato le prove, rendendo più grave la posizione di Renzi senior. «Io sono un uomo delle istituzioni – ha proseguito l’ex premier nello studio di Lilli Gruber -, non ho mai proferito una parola contro i magistrati e non metterei in discussione la fedeltà dei corpi dello Stato. La vicenda giudiziaria avrà la sua sentenza e lo dico da mesi: si vada a sentenza». Fino alla stoccata finale: «Se c’è stata falsificazione da parte di un carabiniere evidentemente è un fatto grave, ma io non vivo di complotti. Consip è una gigantesca arma di distrazione di massa. Vorrei che si tornasse a parlare di cose concrete».

L’inchiesta rischia di portare davanti al Csm le procure di Roma e Napoli, che indagano su Alfredo Romeo. Il consigliere laico di Fi, Pierantonio Zanettin, ha chiesto al Comitato di presidenza di aprire una pratica in Prima Commissione per verificare se qualcuno dei pm abbia leso l’immagine di imparzialità e indipendenza e debba essere trasferito d’ufficio. Segue con «grandissima attenzione» gli sviluppi il ministro Andrea Orlando, in corsa per la segreteria Pd. Il guardasigilli vuole «capire la dinamica dei fatti» per poi decidere se inviare gli ispettori. Il primo attrito tra Roma e Napoli c’è stato quando il filone che coinvolge Tiziano Renzi e Lotti è stato spostato a Roma. La procura capitolina il 4 marzo ha tolto le indagini al Noe a per le ripetute fughe di notizie; lunedì scorso ha indagato Scafarto. A piazzale Clodio stanno analizzando da capo atti e intercettazioni, mentre cercano eventuali complici.

A Napoli invece le indagini sugli affari di Romeo sono rimaste in capo al Noe. Il procuratore generale facente funzioni, Nunzio Fragliasso, ha «escluso categoricamente che vi sia alcun contrasto o tensione con la procura di Roma, con la quale vi è piena sintonia». La procura prova a fermare le polemiche per tutelare la credibilità del lavoro fatto così Fragliasso ha sottolineato che le iniziative della capitale «non hanno alcun riflesso sulle indagini del Noe su delega di questo ufficio».