Dopo due giorni di scontri violentissimi, la vita quotidiana è ripresa nella capitale Kinshasa e ora è caccia ai responsabili, nonostante, ancora nella mattinata di mercoledì mattina, alcuni giovani abbiano bruciato pneumatici in risposta ai colpi di avvertimento sparati dalla polizia e l’esercito abbia inviato camion di soldati in un campus universitario per prevenire qualsiasi ulteriore dimostrazione. «Non siamo più in una fase di allarme…. puniremo le infrazioni commesse» ha detto il procuratore generale Flory Kabange Numbi alla stampa aggiungendo che i funzionari dell’ufficio migrazione impediranno ai responsabili di lasciare il paese. «La polizia nazionale congolese sta attivamente cercando gli autori di questi gravi atti di omicidio e rapina».

Lunedì le proteste contro quelli che gli oppositori del presidente Joseph Kabila considerano tentativi per ottenere un terzo mandato presidenziale – il secondo scade il prossimo 20 dicembre – alle prossime elezioni sono degenerate in scontri sanguinosi con la polizia che hanno fatto 43 morti di cui 6 poliziotti secondo Human Rights Watch, 32 di cui 4 poliziotti secondo il portavoce della polizia Pierre Rombaut Mwanamputu, 100 vittime per il leader dell’opposizione Etienne Tshisekedi.

Tra lunedì e martedì sono state incendiate le sedi dei tre principali partiti di opposizione, l’Union for Democracy and Social Progress (Udps), le Forces of Union and Solidarity (Fonus) e il Lumumbist Progressive Movement (Mlp).

La scorsa settimana, la commissione elettorale aveva presentato una petizione alla Corte costituzionale per rinviare le elezioni di novembre.

A luglio a seguito di una causa intentata dal partito di governo, la Corte costituzionale aveva stabilito che Joseph Kabila può rimanere in carica se difficoltà logistiche avessero causato la posticipazione delle elezioni.

E un ritardo per tali motivi parrebbe probabile, visto che la commissione elettorale ha fatto sapere di non riuscire a terminare la registrazione di più di 30 milioni di elettori nella migliore delle ipotesi non prima di luglio2017 a causa della rete dei trasporti e comunicazione tra le peggiori al mondo.

La costituzione vieta al presidente Kabila, al potere dal 2001 a seguito dell’assassinio del padre Laurent Kabila, di correre per un ulteriore mandato in un Paese che non ha mai avuto un passaggio di potere sin dall’indipendenza più di 55 anni fa.