Ha scatenato un alveare di reazioni, incluso quella dei vescovi della Cei, l’assunzione all’ospedale San Camillo di Roma, uno dei più grandi della capitale, di due ginecologi attraverso un concorso riservato a medici non obiettori. I due ginecologi vengono assunti dal 1 marzo a tempo indeteminato per il servizio d’interruzione volontaria di gravidanza, per il quale già lavoravano con contratti a tempo determinato.

SPIEGA IL DIRETTORE SANITARIO Fabrizio D’Alba: «Al momento la struttura contava 4 persone, di cui due a tempo determinato e due a tempo indeterminato, più personale a convenzione in diversi turni. Alla procedura – prosegue il dirigente – sono risultati circa 50 idonei, e sono risultati vincitori i due che già erano a tempo determinato, e che avevano esperienza decennale nella 194. Questo è per noi un elemento di garanzia nella continuità del servizio». Non cambia dunque il numero degli operatori che rimangono 4, ma ora sono tutti a tempo indeterminato. Al San Camillo i restanti ginecologi sono 16, di cui 2 non obiettori, spiega ancora D’Alba. Ma la questione del concorso riservato ha avuto l’effetto del sasso nello stagno.

LA CONFERENZA EPISCOPALE va all’attacco e chiama in causa la ministra Beatrice Lorenzin. Nel le parole di don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei, si denuncia come il provvedimento del San Camillo non rispetti la legge 194. Anzi, secondo lui «così non viene rispettato un diritto di natura costituzionale quale è l’obiezione di coscienza». «Il ministero della Salute – aggiunge don Arice – ha fatto recentemente un’indagine appurando che il numero di medici non obiettori risulta sufficiente per coprire ampiamente la domanda» di interruzioni volontarie di gravidanza. Mentre il direttore sanitario sostiene che semplicemente i medici in questo caso sono chiamati a fare una scelta preliminare.

Salvini e la destra cattolica si schiera contro il concorso, mentre a Sinistra italiana e i Radicali difendono la scelta del San Camillo.

PLAUDE AL CONCORSO con prerogativa la presidente della Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194 (Laiga), Silvana Agatone, per la quale invece in questo modo si rispetta l’articolo 9 della 194 sull’Ivg, mentre «in Italia è infatti fuorilegge oltre il 40% degli enti ospedalieri». Per l’associazione dei ginecologi non obiettori «la decisione dell’ospedale San Camillo, sostenuta dal presidente Zingaretti, dovrebbe essere un esempio per tutto il resto d’Italia e sarebbe anche giusto avere un albo dei medici obiettori. L’obiettivo – conclude Agatone – è arrivare ad almeno il 50% di non obiettori per garantire l’Ivg».

INTERVIENE LA MINISTRA della Salute Beatrice Lorenzin. Da Bruxelles dove si trova per un incontro con il commissario Ue Vytenis Andriukaitis. Lorenzin ricorda come «si deve rispettare la legge che prevede l’obiezione di coscienza». E aggiunge: «Quando fai delle assunzioni non mi risulta ci siano dei parametri richiesti. La legge non prevede questo tipo di selezione. Prevede invece la possibilità, qualora una struttura abbia problemi di fabbisogno per quanto riguarda singoli specifici servizi, di poter chiedere alla Regione di attingere anche in mobilità da altro personale».

IL GOVERNATORE della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, interviene sul caso solo per rimarcare che Nel Lazio «l’obiezione di coscienza è garantita al 100%».

LISA CANITANO, ginecologa non obiettrice proprio al San Camillo e presidente dell’associazione Vita di Donna, intervistata anche dal Tg3, fa un discorso diverso. «Perché – si e ci domanda – si è voluto prendere questo provvedimento proprio al San Camillo, l’ospedale romano dove si fanno più aborti invece che a Frosinone dove da anni non esiste questo servizio o al Policlinico Umberto I o all’ospedale San Giovanni dove non si pratica il farmacologico? Ci sono consultori a Roma dove non si prescrive la spirale. Perché – insiste Canitano – non si è messo mano a procedure uniformi, diritti delle donne, parametri di legge? Ora salta fuori questo provvedimento un po’ alla Mandrake, va bene ma già in Puglia sotto la presidenza Vendola un provvedimento analogo per i non obiettori nei consultori fu annullato da un ricorso».