Il Laceno d’oro Film Festival 2018 in programma ad Avellino dal 3 al 9 dicembre si annuncia particolarmente ricco e interessante. La 43 edizione del Festival – tra le più storiche e importanti manifestazioni dedicate al cinema del reale in Italia – nato più di mezzo secolo fa da una felice intuizione di Pier Paolo Pasolini e Camillo Marino, si tiene tradizionalmente in Irpinia ed è stato rilanciato da anni grazie al Circolo di cultura cinematografica ImmaginAzione con la direzione artistica di Tonino Spagnuolo. Quest’anno si fregia della presenza dei registi Stéphane Brizé del quale sarà presentato En guerre e Julio Bressane, che accompagnato da Roberto Turigliatto presenterà tra le opere della retrospettiva anche i suoi primi due cortometraggi giovanili. I concorsi sono diventati tre. Le prime due categorie, il Concorso Laceno d’oro 43, riservato a medio e lungometraggi, di finzione o di «cinema del reale», e il Contest per cortometraggi «Gli occhi sulla città» hanno per tema «Il cinema tra gli spazi urbani», che può essere declinato secondo una chiave «esclusivamente» narrativa o anche storica, urbanistica, architettonica, politica, sociologica. Ogni opera si pone in confronto aperto con il tessuto urbano, interrogandosi sulle capacità del cinema di raccontare, descrivere, o addirittura «predire» e delineare le trasformazioni delle città contemporanee, gli scenari, le prospettive, i problemi.

La terza categoria è ilConcorso Laceno d’oro Doc, riservato a documentari di qualsiasi durata, senza vincoli di tema. Si tratta di una nuova sezione competitiva del Festival che mira a uno sguardo più attento e consapevole su una delle espressioni cinematografiche più vitali degli ultimi anni. Com’è tradizione il Festival anche quest’anno propone «Fine modulo» due mostre organizzate dalla rivista «Cinema Sud» ricche di foto, locandine e manifesti d’epoca. Una intitolata «Leone Factory – da Roberto Roberti a Sergio Leone» a cura di Orio Caldiron e Paolo Speranza, è dedicata a Sergio Leone e suo padre Roberto Roberti, in occasione dell’approssimarsi del trentesimo anniversario della morte di Leone avvenuta il 30 aprile 1989 e di suo padre sarà proiettato un rarissimo frammento del suo ultimo film, «Il folle di Marechiaro»(1951), dove in una scena si vede come attore il giovane Sergio Leone.

Scandita dalle immagini ingrandite di Torella dei Lombardi, Viale Glorioso, Almeria, Monument Valley, New York, Leningrado, la mostra si propone di ricomporre un percorso familiare che è anche una vicenda emblematica dell’artigianato cinematografico italiano dal muto al secondo dopoguerra, dal neorealismo alla Hollywood sul Tevere.
Partendo da Vincenzo Leone, in arte Roberto Roberti, nato a Torella dei Lombardi nel 1879, in provincia di Avellino, amico di Edoardo Scarfoglio, Matilde Serao, Roberto Bracco, Salvatore Di Giacomo, che dal teatro passa al cinema all’inizio degli anni dieci come attore e soprattutto regista per la Films Aquila di Torino e poi per la Caesar Film di Roma e arrivando a Sergio Leone e ai suoi popolari western, a C’era una volta in America e ai tanti progetti irrealizzati, come quello su Leningrado, il suo ultimo sogno, la mostra intende richiamare l’attenzione proprio su questo lungo periodo di incubazione nell’ambito del cinema popolare, che rimanda anche al rapporto padre figlio. L’altra mostra «Il lungo viaggio del cinema italiano. Cinema 1936-1956» curata da Orio Caldiron e Matilde Hochkofler si propone di ripercorrere alcuni dei momenti più importanti e esplosivi del lungo viaggio del cinema italiano attraverso le pagine della rivista Cinema nata nel 1936 e diventata all’inizio degli anni quaranta la sede privilegiata delle inquietudini e delle aspirazioni di un gruppo di giovani critici che si battevano per un cinema in grado di rappresentare la realtà italiana e insieme esprimevano il loro radicale rifiuto del clima opprimente del regime fascista, per chiudere i battenti nel luglio 1956, in tempo per interrogarsi sul panorama dei giovani registi emergenti e sulla rinnovata vitalità del cinema popolare. Un inedito e avvincente percorso scandito con rigore filologico in 40 capitoli.