Per gli scatoloni c’è tempo. La prima cosa che ha fatto Gennaro Migliore, dopo aver scritto la lettera di dimissioni dal partito, è telefonare ai suoi compagni di sempre. Ciccio Ferrara, Peppe De Cristofaro. Non lo seguiranno via da Sel. Poi a Nicola Fratoianni, l’antagonista di questi mesi. «La telefonata più difficile».

Migliore, lascia Sel il giorno dopo una vittoria: il gruppo alla camera aveva votato sì al decreto Irpef, contro l’indicazione di Vendola. Ha vinto lei: perché se ne va?

Ha vinto la democrazia. Avevo consentito che si tenesse un voto su questo tema, e avevo messo a disposizione il mio incarico perché per me è più importante esprimere liberamente un’opinione che occupare una poltrona, pure così prestigiosa come quella da capogruppo. Ringrazio tutti e tutte quelle che mi hanno dato la fiducia fino a ieri.

E invece?

E invece il voto è stato sostenuto da tutti, ma poi mi si è detto che avevo sequestrato la linea del partito. Sono stato rappresentato come un sabotatore. Non è così. Resto convinto che sul decreto Irpef abbiamo discusso nel merito e io, nella mia funzione di capogruppo, non ho fatto prevalere mai la mia convinzione, nota, di cambiare atteggiamento verso il governo. Ora abbiamo bisogno di laicizzare un rapporto. Proveremo a farlo. Non sono solo. In tanti, non parlamentari, mi hanno telefonato, ma siccome non è una scissione ma una fuoriuscita per incompatibilità, molti faranno le loro scelte con i propri tempi.

Non è una scissione? Cos’è?

Non ci siamo riuniti nella sala accanto a quella dell’assemblea nazionale per rappresentare una spaccatura. La spaccatura c’è ma non la viviamo con l’acrimonia e con un retaggio di un passato che io stesso voglio dimenticare.

Non volete fare un nuovo partito?

Assolutamente no. Vogliamo sviluppare un punto di vista in parlamento e nel paese. Lavoriamo per un soggetto unitario della sinistra e del centrosinistra.

Entrerete nel Pd?

Ora andiamo nel gruppo misto. Non è una scelta individuale, sceglieremo insieme. Certo per me il Pd è interlocutore principale di questo cambiamento.

L’hanno definita conformista, sabotatore, sequestratore di linea.

Non sono belle parole. Ma ognuno ha il suo vocabolario. Io sono convinto che la sinistra di governo vota sì al decreto Irperf perché è un passo in avanti, altrimenti dovrebbe fare un corteo contro gli 80 euro. La coerenza è coerenza fattuale. Non ho avuto nessuna perplessità a far vivere questo dibattito, peraltro ampiamente autorizzato dall’assemblea nazionale. Che aveva detto: ’rimaniamo all’opposizione ma discutiamo nel merito’. Io non ero d’accordo con la prima parte, ma ho sempre rappresentato la linea di Sel.

Non ci sono voti all’orizzonte, Renzi ha un’ampia maggioranza alla camera. Perché uscite adesso?

È una scelta del tutto autonoma. Sul decreto i nostri voti non erano decisivi. Non abbiamo trattato le nostre collocazioni. Io una poltrona importante, quella che più mi ha onorato, la perdo. Vado a portare il mio contributo senza contropartite da uomo di sinistra in un’area di centrosinistra. Siamo persone per bene e orgogliose della propria storia. Fava ed io siamo due fondatori di Sel, e non stiamo facendo una scelta di comodo. Sono in minoranza dal congresso, ma non ho mai avuto problemi nell’esprimere le mie opinioni. Ma se le mie opinioni sono sabotaggio, no, fermiamoci qua.

Ha sentito Renzi? Siete andati a cena con Guerini?

Renzi non l’ho sentito. Nessuna cena con Guerini, era un incontro casuale. Ma le discussioni si fanno. Spero di farle sul semestre europeo, sul progetto di cambiamento richiesto dai cittadini.

Anche le riforme istituzionali sono un bel progetto di cambiamento?

Sì, anche quelle che non condivido, come la legge elettorale. Ma in una discussione più ravvicinata si può dare un contributo più forte.

Delrio dice: porte aperte nel Pd.

Nel Pd c’è un processo di cambiamento, e noi ne prendiamo positivamente atto.

Questa battaglia non si poteva fare dentro Sel?

Non puoi passare ogni santo giorno per uno che trama. Nessuno di noi merita questo trattamento.

Lei ha scritto nella sua lettera di dimissioni: nel governo Renzi l’Ncd è sempre più marginale. Entrerà nel governo Renzi-Alfano?

Non penso. Vogliamo collaborare, trovare un’intensità di relazione diversa. Detto questo, l’Ncd è come la statua di cera. Con Letta dettava il ritmo, oggi sta lì a solo votare. Spero che sui diritti civili, sul semestre europeo, sulla spesa sociale si veda questa irrilevanza. Lavoro per questo. Vede, i miei compagni di Sel dicono che finché non si modifica ’la base parlamentare del governo’ non si può far nulla, come se noi fossimo alla finestra. Invece dobbiamo agire per determinare questa modifica. Comunque la definizione ’governo Renzi-Alfano’ a me fa ridere. Questo è il governo Renzi.

Dove va la Sel che lei lascia?

MI auguro che vada nel miglior modo nella direzione che ha preso. Spero di ritrovarla presto in un nuovo centrosinistra.

I suoi ex compagni non invocano la rottura con il Pd. Pagano per questo un prezzo duro anche nella lista Tsipras. Fra loro c’è chi amministra ai massimi livelli con il Pd.

Ci credo che non chiedono rotture. Il punto però è l’ispirazione con cui ci si muove. Oggi c’è bisogno di maggiore chiarezza. La linea di Sel è troppo legata al ’di volta in volta’. Così è andato il congresso: un grande investimento sulla lista Tsipras, poi, dopo le note vicende, un nuovo investimento sul centrosinistra. Va tutto bene, ma oggi abbiamo troppo poco tempo per non essere protagonisti. Mi è stato detto: possiamo aspettare. No, non possiamo essere spettatori. Con il terremoto, con la rivoluzione delle europee, non possiamo aspettare che l’antipolitica diventi di nuovo una minaccia, bisogna dare il proprio contributo.

Non è che il suo contributo sarà alle possibili nuove comunali di Napoli, o alle regionali campane?

Non ho mai smesso di occuparmi della mia terra. Sono restato sempre con il cuore e con l’anima il consigliere comunale del centrosinistra, prima con Bassolino e poi con Jervolino. Vivo a Roma, con la mia famiglia, da napoletano. Impegnarsi non significa per forza candidarsi. Ma sto dalla parte di chi chiede che Bagnoli torni una questione nazionale. Mi fa piacere che Renzi abbia messo Bagnoli al centro del rilancio degli investimenti.

Vendola vi ha detto: ’va dove ti porta il cuore’.

Siamo usciti con le nostre gambe. Di Vendola preferisco ricordare altre parole. Nessuno spirito belluino. C’è una divergenza, un’incompatibilità, ma non provo alcuna acrimonia.

Vendola ha detto: Migliore per me è stato sempre come un figlio. Vendola per lei cos’è?

Il principale punto di riferimento politico di questi anni. Prima di lui solo Bertinotti.