Lo scorso week-end a Mosca si è tenuto il XVII Congresso del Partito Comunista della Federazione Russa (Pcfr), secondo partito russo e «rivale» di “Russia unita”, il partito di potere di Vladimir Putin che è al 40% dei consensi.

Il Pcfr presidia uno spazio elettorale limitato ma stabile: nelle scorse elezioni della Duma ha ottenuto il 13,3% e 42 deputati. Circa 162.000 aderenti, pensionati al 43,4%, solo il 14% sono operai; ma ha un discreto insediamento nel pubblico impiego.

Inutile dire che i delegati, accolti da sorridenti hostess in abito rosso e tacchi a spillo, restano impermeabili a femminismo o mondo lgbt.

Nella conferenza stampa dopo il Congresso abbiamo potuto incontrare l’appena rieletto a segretario, Gennadij Zjuganov, che ha annunciato che si ricandiderà alla presidenza della Federazione Russa nelle elezioni della primavera 2018.

Qual è il giudizio del vostro partito sulla politica sociale e economica di Putin?

L’attuale governo non è stato in grado di affrontare le emergenze seguite alla crisi capitalistica internazionale iniziata nel 2008. In Russia crescono le povertà e le diseguaglianze. La crescita economica seguita all’ascesa di Putin si è dimostrata un’illusione, legata essenzialmente agli alti prezzi del petrolio. Molte aziende produttive hanno chiuso.

Noi proponiamo un programma chiaro in 10 punti: una crescita basata sullo sviluppo industriale e non sulla finanza, la nazionalizzazione di tutta le grandi imprese, il rilancio della piccola e media impresa privata, un vasto programma di riforme sociali come l’aumento delle pensioni e della spesa sanitaria. Il nostro punto di riferimento è la politica leninista della Nep dopo la guerra civile.

Le stesse sanzioni occidentali contro il nostro paese dovevano essere un’occasione per smetterla con le importazioni inutili e per rilanciare la nostra industria. La Cina sta dimostrando che esiste un’alternativa alla recessione permanente. La sua crescita economica ininterrotta a due cifre da 30 anni, basata sull’industria, lo sta a dimostrare. Noi diciamo a Putin e ai suoi collaboratori: andate a Pechino e imparate come si fa. Ma non ci vogliono proprio sentire.

E per quanto riguarda la politica estera?

La situazione è complessa. Il capitalismo nel XX secolo è uscito dalle due grandi crisi con due guerre mondiali. La terza è quella che stiamo vivendo. Io sono per mia natura pacifista e non bisogna drammatizzare la situazione ma è evidente che il nostro paese si deve attrezzare e lo deve fare di più e meglio. La Federazione Russa ha ormai le truppe della Nato nei paesi baltici a soli 140 chilometri da San Pietroburgo. A Kiev si è installato un governo neonazista che ha scatenato una guerra civile contro le Repubbliche popolari di Lugansk e di Donetsk. Noi abbiamo sostenuto l’integrazione della Crimea nella Federazione, ma Putin nel Donbass si è dimostrato incoerente. Fosse per me le Repubbliche Popolari del Donbass, le avrei già accolte tra di noi.

Mantenete rapporti fraterni con i partiti comunisti «classici» dell’Europa Occidentale ma si stanno affermando a sinistra forze diverse, penso a Podemos in Spagna, il Fronte della Sinistra in Francia, la Linke in Germania. Pensate di poter collaborare con questi partiti?

Noi manteniamo stretti legami con i partiti comunisti di tutto il mondo. Per il centenario dell’Ottobre terremo grandi iniziative a Mosca e San Pietroburgo a cui abbiamo invitato tutte forze di sinistra su scala internazionale. Sarà una grande occasione di incontro e di confronto. Naturalmente siamo interessati, soprattutto attraverso l’organizzazione giovanile del Komsmol a seguire l’evoluzione di «blocchi di sinistra» in Europa e alle esperienze del Socialismo del XXI secolo in America Latina.

Che pensate delle manifestazioni organizzate dall’opposizione liberale di Navalnij?

Dobbiamo intensificare la nostra protesta, ma deve essere cosciente. Non basta solo protestare, bisogna anche avere proposte e gente in grado di realizzarle. Abbiamo tenuto più di 50 manifestazioni negli ultimi tempi. Il potere ne ha paura perché il nostro partito è bene organizzato e ha una esperienza di lotta secolare. Ma se qualcuno vuole strizzare l’occhio alle proteste liberali sappia che sta preparandoci a un destino come quello dell’URSS del1991 e come quello dell’Ucraina di 3 anni fa, e questo non ci piace.

Questi liberali non hanno alcun leader, nessuna programma, nessuna esperienza. Io ci vedo la provocazione piuttosto: portare gli studenti a cozzare le loro teste contro quelle dei poliziotti per poi coinvolgere i loro padri e i loro nonni, e trasformare la faccenda in una Maidan russa. Credo che ciò sia una minaccia per tutto il paese.

Cosa pensate della proposta di coprire con un tendaggio (vista l’impossibilità di rimuoverlo) il Mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa?

È inaccettabile che si voglia rovinare l’aspetto della Piazza Rossa. Davanti a quel mausoleo sono state gettate le bandiere naziste al termine della Seconda guerra mondiale, su quel mausoleo è stato accolto il primo cosmonauta della storia Yurii Gagarin. Spero che chi oggi comanda questo paese ascolti il parere della maggioranza dei russi. Non si vuole gettare semplicemente un drappo sul mausoleo, ma sui momenti più grandi della nostra storia.