«La stella polare resta quella: unità dei progressisti e dei riformisti e alternativa netta alle destre». Tradotto: lo schema delle comunali del 2021 non cambia. Francesco Boccia, responsabile enti locali del Pd di Letta, è già in piena attività per la tornata di comunali che si terrà tra maggio e giugno. E punta di chiudere le candidature entro fine marzo. Quasi mille i comuni al voto e, per una volta, su 25 capoluoghi di provincia 18 vengono da giunte di centrodestra, 6 di centrosinistra, più Parma che fa storia a sé dopo dieci anni di giunta Pizzarotti.

A Genova la partita è già molto definita: il candidato di centrosinistra è il presidente della comunità ebraica Ariel Dello Strologo, sostenuto anche dal M5S. Sfiderà il sindaco uscente Marco Bucci, di centrodestra. In bilico Italia Viva e Azione, contrari all’accordo coi grillini e ansiosi di misurare il «tasso di riformismo» della coalizione, in particolare sulle infrastrutture. Pesano anche le prove di alleanza nazionale tra Renzi e Giovanni Toti, che sostiene Bucci: Genova potrebbe essere la prima grande prova di un’alleanza di centrodestra allargata ai renziani.

Anche a Verona il quadro a sinistra è definito: il candidato del centrosinistra è l’ex calciatore Damiano Tommasi, sostenuto anche dal M5S. Sfiderà il sindaco uscente di centrodestra Federico Sboarina, di Fratelli d’Italia, che dopo molte tensioni ha ottenuto l’ok della Lega. Possibile anche una candidatura dell’ex primo cittadino Flavio Tosi, ex leghista, che potrebbe creare problemi nella sua metà campo, con Forza Italia pronta a sostenerlo.

A Palermo invece siamo alle calende greche. L’alleanza tra Pd, sinistra e M5S c’è, ma il candidato sindaco non si trova. Circolano molti nomi, tra questi l’ex assessora della giunta regionale di Rosario Crocetta Cleo Li Calzi e l’eurodeputata Caterina Chinnici (entrambe di area Pd), il deputato grillino Giorgio Trizzino e l’assessore della giunta orlando Giusto Catania (vicino a Rifondazione). Papabile anche Mariangela Di Gangi, che guida il fronte di associazioni «Facciamo Palermo» e già dall’autunno ha manifestato la volontà di correre come sindaco. Davide Faraone, capogruppo in Senato dei renziani, è già in corsa da tempo: la sua candidatura viene considerata da sinistra una «mossa tattica» per poi cercare un accordo col Pd o con pezzi di centrodestra.

Per Palermo i dem pensano al «modello Napoli», come ha spiegato Boccia. «A Napoli abbiamo fatto un perfetto campo largo e abbiamo vinto sulla base di un patto per Napoli, votato in Parlamento. Noi proponiamo un patto per Palermo da portare in Parlamento. Se tutto questo si fa all’unanimità va bene, altrimenti nel nostro dna ci sono le primarie». Difficile però che si possa ripetere lo schema del candidato- rettore: a Palermo si è fatto avanti l’ex numero uno dell’Ateneo Fabrizio Micari, ma pesa la sconfitta subita alle regionali del 2017 contro Nello Musumeci.

Primarie molto probabili a Catanzaro, dove si potrebbero sfidare due anime della coalizione, entrambi docenti universitari: Nicola Fiorita, amato dalla sinistra, dal M5S, da De Magistris e da pezzi del Pd; e Valerio Donato, più in sintonia coi moderati e con la borghesia cittadina. Le due figure potrebbero essere complementari: al Nazareno puntano molto sul capoluogo calabrese per ripetere il risultato dello scorso ottobre a Cosenza, strappata al centrodestra.

Anche a L’Aquila possibili primarie tra il consigliere regionale Americo Di Benedetto (che nel 2017 fu clamorosamente sconfitto al ballottaggio dopo aver sfiorato la vittoria al primo turno) e che dopo quell’episodio ha lasciato il Pd (ora è molto vicino a Giovanni Legnini) e la deputata dem ed ex presidente della Provincia ai tempi del terremoto Stefania Pezzopane. Ma il clima di scontro che si respira tra Di Benedetto e i vertici locali del Pd non fa escludere uno strappo e una corsa in solitaria.

Tra le principali città al voto c’è anche Parma. Dopo dieci ani di opposizione a Pizzarotti, ora il centrosinistra ha deciso di allearsi col suo movimento «Effetto Parma». Ma non mancano le tensioni: il sindaco uscente punta sul suo assessore alla Cultura Michele Guerra, ma pezzi importanti del Pd rivendicano la scelta del candidato sindaco ai dem (mentre al Nazareno sono più possibilisti). Mel Pd scalda i motori l’ex senatore Giorgio Pagliari. L’intesa pare ancora lontana.