Liste, patto per Napoli, periferie: ieri il candidato del centrosinistra a sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, ha illustrato i punti principali della sua azione. Il primo nodo da risolvere sono le liste: al tavolo di coalizione siedono in 24. «Non c’è un numero magico – ha spiegato -. Lavoriamo a uno schieramento plurale ma le liste non devono servire a eleggere un candidato. Devono rappresentare aree politiche o del civismo. L’ultima parola è mia. E sulle liste pulite nessuna ambiguità né ipocrisie».

Il centro della coalizione è affollato da molte sigle (alcune legate al governatore De Luca). Ma anche la sinistra è frammentata. In consiglio comunale siede Napoli in comune a sinistra, all’interno c’è la componente di Art1 e consiglieri provenienti da Rifondazione e da Dema, il movimento di Luigi de Magistris. «È stata un’esperienza importante – commenta Mario Coppeto di Art1 – ci farebbe piacere averli come compagni in un nuovo progetto progressista, stiamo lavorando per fare una lista ampia con il Psi di Enzo Maraio, con esperienze civiche. Speriamo anche con Sinistra italiana e l’aricipelago di Sergio D’Angelo, se dovesse ritirare la sua candidatura a sindaco».

Da Si, Sandro Fucito spiega: «Siamo al tavolo con Manfredi ma siamo fuori dal governo Draghi. Partecipiamo al percorso perché ci sono Pd e 5S insieme, verificheremo se ci sarà una convergenza su temi come acqua pubblica, rilancio del welfare e periferie. Lo facciamo anche in previsione di una futura coalizione democratica nazionale. Perciò potremmo partecipare con il nostro simbolo ma anche in una lista unitaria». L’ala governista dei 5S ieri ha ribadito l’appoggio: «Con le forze che hanno sostenuto il Conte bis e i cittadini che vorranno darci una mano porteremo Napoli fuori dalla crisi» il commento del parlamentare Luigi Iovino.

Marco Sarracino, segretario metropolitano del Pd: «Sarà una campagna elettorale senza distanze, nei mercati, nei quartieri popolari». Rispetto alle regionali, i dem temono di meno la frammentazione delle coalizione perché il sistema elettorale premia i partiti maggiori. Resta però la necessità di rendere popolare la figura di Manfredi al di fuori dei quartieri Ztl, nei luoghi dove i partiti hanno perso di peso man mano che le condizioni sociali peggioravano. E infatti, per recuperare, spesso cercano di intercettare le associazioni che sono rimaste quasi da sole a lavorare per il contrasto alla povertà. «Le periferie devono diventare un’opportunità – ha sottolineato Manfredi -, luoghi dove attrarre investimenti e insediare servizi di pregio».

Nessun attacco agli altri sfidanti. Se con D’Angelo (presidente del consorzio di coop Gesco ed ex presidente di Abc, che gestisce il servizio idrico napoletano) c’è già un dialogo, su Antonio Bassolino (in campo come indipendente) Manfredi spiega: «Non faccio trattative. È una figura autorevole della sinistra, ho molto rispetto, è stato sindaco 30 anni fa ma siamo nel 2021 e dobbiamo costruire la città del 2026». Bassolino non l’ha presa bene: «In campo per vincere. Trattative? Ignoro a cosa possa riferirsi. Come si permette?».

Tema dissesto. Manfredi ha accettato la sfida solo dopo che Pd, 5S e Leu hanno firmato il Patto per Napoli cioè l’impegno nella prossima finanziaria a inserire una misura sul modello del «Salva Roma» lavorando anche agli investimenti per rendere efficiente un’amministrazione ridotta all’osso dai tagli. «Sono molto fiducioso che si realizzerà – ha spiegato Manfredi -. Vogliamo essere in condizione di lavorare come per altre città in cui lo stato è intervenuto. Napoli non è una città di serie B».

Manfredi oggi sarà all’inaugurazione dell’acquario della stazione zoologica Anton Dohrn. Il candidato del centrodestra, non invitato, Catello Maresca ha attaccato: «Le premesse per un comizio ci sono tutte, c’è anche il presidente della Camera Fico, la cosa sembra organizzata bene». La replica di Manfredi: «Sono stato invitato mesi fa, non farò campagna elettorale ma parlerò solo della risorsa Mare».