E così anche i naziskin del Veneto Fronte Skinhead hanno avuto i loro 15 minuti di celebrità, prendendosi le prime pagine di siti, giornali, radio e Tv. Non per aver spaccato qualche testa, abitudine ancora di casa come testimonierebbero alcune aggressioni recenti come quella dell’agosto scorso a Mantova con il pestaggio di un ragazzo di sinistra fuori da un bar. I naziskin si sono visti rilanciare il loro monologo contro immigrazione e integrazione con un blitz dentro la sede di «Como Senza Frontiere», associazione che di immigrazione e integrazione si occupa. In una città, Como, che si è riscoperta città di frontiera con il blocco dei migranti da parte della Svizzera.

I naziskin hanno fatto irruzione durante la riunione settimanale del gruppo, presenti soprattutto donne e over 50. Sono entrati, li hanno circondati e hanno imposto la lettura del loro documento. «Nessun rispetto per voi traditori della patria» hanno detto agli impauriti volontari. Che non hanno reagito, spiazzati e bloccati. «Sì abbiamo avuto paura, ci siamo sentiti smarriti» racconta Annamaria Francescato, portavoce di «Como Senza Frontiere». «Siamo persone pacifiche e non violente, ci hanno colti di sorpresa. Poco dopo le 21.30 abbiamo sentito dei rumori, pensavamo fosse qualcuno di noi in ritardo e invece erano le teste rasate con i bomber neri».

I militanti skinhead, una quindicina, saranno denunciati per violenza privata. Quattro sono già stati identificati, sono comaschi vicini anche alla curva del Como e noti alla polizia. Non sarà difficile identificare anche gli altri vista l’abbondanza di foto e video fatti sia dai volontari dell’associazione, sia dai naziskin stessi che hanno capito come funzionano propaganda e comunicazione nel 2017. A inizio novembre hanno aperto la pagina Facebook «VFS – associazione culturale» e iniziato la loro campagna pubblica fatta in un primo momento di striscioni contro le Ong impegnate nel salvataggio dei migranti e ora con blitz nelle sedi di associazioni che si occupano di immigrazione.

Per intimidire e accreditarsi nel penoso dibattito pubblico nazionale. Il circo mediatico non aspetta altro e li insegue come fossero, appunto, una novità. Una volta con le loro sigle ufficiali, un’altra mascherati da associazione di cittadini indignati. Fenomeni da indagare, su cui fare inchiesta, non da rincorrere per fare audience. L’altra mattina il rappresentante dei naziskin era ospite in Rai a «Uno Mattina» dove ha spiegato cosa pensa di immigrazione, integrazione e Ius Soli. I gruppi neofascisti, complice questo sdoganamento mediatico, diffondono le loro strategie comunicative e la loro propaganda. In un paese impazzito, dove il pensiero fascista è in diverse forme ogni giorno in radio e Tv. Così i loro temi, da minoranza sono diventati mainstream, popolari, uno su tutti la sostituzione etnica dei popoli europei con quelli africani, una follia dimenticata dalla storia fino a qualche anno fa e oggi sdoganata a reti unificate da Matteo Salvini.

A differenza di Casapound, Lealtà e Azione e Forza Nuova, i naziskin del Veneto Fronte Skinhead hanno intenzione di restare extraparlamentari e non si intravedono movimenti elettorali. A Como il sindaco di centro destra molto vicino alla Lega, Mario Landricini, sta zitto. Un mese fa si era reso protagonista di una brutta vicenda dichiarando il lutto cittadino per la morte tragica di alcuni bimbi stranieri solo a poche ore dai funerali e dopo le proteste di associazioni, del quotidiano locale «La Provincia» di Como e del centrosinistra.

È vero, fanno paura i nazisti col bomber e la testa rasata, ma ne fanno altrettanta i politici imprenditori della paura, che stanno nei consigli comunali, fanno i sindaci, i parlamentari e gonfiano i loro consensi sulla paura e il razzismo. E fanno paura quegli italiani disponibili ad accettare questa narrazione. Gli antifascisti si ritrovano soli e sempre più isolati e la barriera dell’antifascismo, picconata per anni anche da certa sinistra, è quasi venuta giù.