Ci sono voluti sei mesi, tanto è passato dall’inizio della legislatura, ma alla fine è bastata una seduta lampo per eleggere a larghissima maggioranza (39 voti su 42) Barbara Floridia, senatrice e attuale capogruppo del Movimento 5 Stelle, alla presidenza della commissione bicamerale vigilanza Rai. Dopo che al Partito democratico era andata la presidenza del Copasir, in base ai pesi specifici delle forze d’opposizione questa nomina spettava al M5S. Che aveva indicato il deputato Riccardo Ricciardi. Ma questo nome non andava bene agli altri partiti, soprattutto alle destre e ai renziani, che consideravano il prescelto troppo divisivo e non adatto a un organismo considerato «di garanzia». E così Ricciardi, che pure dall’inizio della legislatura ha tenuto all’uopo un basso profilo e ha evitato di lanciarsi nella polemica politica quotidiana come non disdegnava di fare nel corso del suo primo mandato, ha dovuto fare un passo indietro per cause di forza maggiore.

L’elezione di Floridia non segna la prima volta di un grillino al vertice della commissione (venne presieduta da Roberto Fico dal 2013 al 2018, al debutto del M5S in parlamento). Ma è praticamente la prima volta di una donna, se si esclude la parentesi di Rosa Russo Iervolino che nel 1985 subentrò al collega democristiano Nicola Signorello divenuto sindaco di Roma.

Al vertice dell’organismo ci saranno altre due donne: come vicepresidenti sono state elette Maria Elena Boschi del Terzo Polo e Augusta Montaruli di Fratelli d’Italia (che a febbraio si era dimessa da sottosegretaria al ministero dell’Università dopo la condanna definitiva per peculato per le spese da consigliera regionale del Piemonte). I segretari sono Stefano Candiani della Lega e Ouidad Bakkali del Pd.

«La Rai è l’industria culturale più importante del paese – dice Floridia dopo l’elezione – È dovere di tutti tutelarne sempre l’imparzialità, l’indipendenza e il pluralismo. Si tratta di un patrimonio nazionale enorme che viene costantemente arricchito dalla professionalità dei suoi dipendenti. È importante rafforzare la fiducia che i cittadini nutrono verso il servizio pubblico». Tra i primi dossier che finiranno sui banchi della commissione c’è il rinnovo del contratto di servizio 2023-2028, dopo che nella scorsa legislatura sono state approvate le linee di indirizzo.
Bisognerà poi affrontare due insidie dalla nuova maggioranza. Da un lato c’è il proposito, più volte ribadito dalla Lega con Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, di togliere il canone dalla bolletta elettrica e sottrarre risorse alla televisione pubblica. C’è poi il nodo della governance dell’azienda. Tra due settimane è prevista la riunione del consiglio di amministrazione di viale Mazzini che approverà il bilancio. A quel punto l’amministratore delegato Carlo Fuortes potrebbe dimettersi. Cadrebbe il primo tassello di un domino di nomine che avrà inevitabili ricadute in commissione vigilanza.