L’uomo secondo cui la commissione d’inchiesta sulle banche sarebbe stata un «impasto di demagogia e pressappochismo» ora deciderà a suo insindacabile giudizio sulle domande da porre ai testimoni. E c’è da scommettere che respingerà le più delicate. Ad esempio quelle sulle pressioni di Maria Elena Boschi su Banca Intesa per salvare la Banca Etruria di cui era vicepresidente suo padre.
Il presidente Pier Ferdinando Casini è stato investito di questo enorme potere dall’ufficio di presidenza, formato dai suoi due vice – Renato Brunetta (Forza Italia) e Mauro Maria Marino (Pd) – e dai segretari Paolo Tosato (Lega) e Karl Zeller (Autonomie). Sono loro ad aver messo a punto il regolamento approvato ieri nella prima riunione della commissione bicamerale. La maggioranza qui è formata da Pd, centristi e Forza Italia, con Brunetta che solo in rari casi si è distinto dalle posizioni del Pd.
La proposta del Movimento 5 Stelle di eliminare questa procedura di ammissibilità è stata infatti respinta e il regolamento di commissione è rimasto così come era già stato scritto. Nonostante le critiche di uno come Enrico Zanetti, lungamente viceministro all’Economia: «È la cartina di tornasole del perché come presidente sia stato nominato presidente», attacca.
Con questo sistema di ammissibilità delle domande, il presidente Casini potrà autorizzare un testimone a non rispondere a questioni poste da un commissario «impedendo di fatto la ricerca della verità», fa notare il deputato di Sinistra Italiana-Possibile, Giovanni Paglia, aggiungendo che sulle banche il Pd «ritrova un vecchio alleato: Forza Italia che vota sistematicamente con la maggioranza. Sulle cose serie, per loro, il Patto del Nazareno non esce mai di scena».
Critiche «pretestuose» secondo Gian Carlo Sangalli (Pd) che invece ricorda come «il vaglio sulle domande ci sia in tutte le commissioni d’inchiesta al mondo».
«Il problema va visto nell’insieme – gli risponde Maurizio Migliavacca di Mdp – . E, a parte il potere del presidente sulla legittimità delle domande, quello che viene fuori dal regolamento approvato è un atteggiamento di chiusura da parte del Pd. Danno l’idea di aver paura di quello che potrà uscire», conclude Migliavacca. Che cita ad ulteriore esempio la bocciatura di tutti gli emendamenti che riguardavano l’imposizione del segreto su atti e documenti. «È logico che in alcuni casi la secretazione è giusta e opportuna – spiega Migliavacca – ma il Pd ha votato contro la possibilità di motivarla e di allargare la decisione dal solo Ufficio di presidenza ai rappresentati dei vari gruppi».
La commissione che doveva «procedere spedita», insomma, non è ancora partita. Nei prossimi giorni, probabilmente già entro martedì, i rappresentanti dei gruppi forniranno alla presidenza una proposta di metodo di lavoro (quali casi trattare) che comprenderà anche una possibile lista di «auditi». Sulla base di queste proposte, il presidente Pier Ferdinando Casini costruirà uno schema di sintesi su cui poi far partire i lavori della commissione.
Il M5s è già partito alla carica. E punta a chiamare a testimoniare sia il presidente della Bce Mario Draghi che il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco. Per non parlare dei casi più spinosi su banche popolari, con la richiesta di ascoltare Federico Ghizzoni, l’ad di Unicredit citato da Ferruccio De Bortoli come persona su cui Maria Elena Boschi fece pressioni per salvare Banca Etruria.
Ma ad oggi è molto probabile che tutte le audizioni più scottanti verranno bocciate. Come implicitamente ammette anche Brunetta: «Non si sa ancora da dove si partirà e chi sarà audito per primo».
Insomma, i primi passi della commissione banche confermano quanto già si sapeva: non porterà da nessuna parte.
Pessimista è anche il procuratore di Milano Francesco Greco, il magistrato che in Italia ha più indagato sui reati bancari: «Penso che una Commissione dovrebbe evitare di fare del gossip, ma deve pensare al problema delle norme finanziarie e intervenire sul sistema bancario. Alcune leggi sono assurde e altre mancano, ad esempio, nel rapporto tra banche e centrale rischi con i grandi gruppi che non vengono mai segnalati», spiega Greco.