Pierfrancesco Majorino, parlamentare europeo Pd, lei è tra i promotori della raccolta firme per commissariare la sanità in Regione Lombardia per gli scandali di questi giorni. Come sta andando raccolta?
Assieme ad associazioni e gruppi il sostegno sui social è altissimo. L’hashtag #commissariarelaLombardia è stato a lungo primo su Twitter e la raccolta firme ha già superato quota 25mila.

Piefrancesco Majorino

Quali motivi l’hanno spinta a una richiesta che non è appoggiata ufficialmente dal suo partito?
Mi ha spinto la necessità di una risposta immediata sull’oggi. Sono cosciente che sia una soluzione durissima ma è l’unica che può dare risposte e cambiare una situazione che ogni giorno peggiora. Chiediamo ai Prefetti di intervenire sulla Rsa per anziani, le inchieste stanno facendo emergere un quadro vergognoso.

Una cosa però è intervenire su una Rsa, un’altra commissariare l’intera sanità regionale. È un provvedimento senza precedenti…
Non mi sfugge la delicatezza della richiesta, ma è ormai sotto gli occhi di tutti: la situazione in Lombardia non è gestibile, la Regione è in tilt. Se la giunta Fontana è in grado di cambiare strada, lo faccia immediatamente, diversamente il commissariamento è l’unica strada. Ci sono procedure costituzionali precise.

Dovrebbe intervenire il governo. Ha parlato con qualcuno in queste ore? Il ministro Speranza ad esempio?
Sinceramente non ho parlato ancora con nessuno. Credo però che sarà un passaggio inevitabile al montare continuo della questione.

Nel frattempo l’assessore Gallera continua a fare punti stampa ogni giorno propagandando i «successi lombardi». Non le fa impressione che nessun tecnico e esperto della Regione abbia sentito il dovere di dimettersi o far sentire la propria voce?
Certo, fa impressione. E vorrei anche sottolineare che io non ho niente di personale contro l’assessore Gallera e spero che nessuno pensi di gettare la croce su di lui come capro espiatorio senza cambiare strada. Noi contestiamo come sono stati gestiti tamponi, test, mascherine e dispositivi, insomma, tutte le risposte della Regione all’emergenza. Poi c’è la delibera assurda sullo spostamento dei pazienti non gravi nelle Rsa su cui chiediamo di individuare le responsabilità non solo politiche. Ma, ripeto, è tutto il sistema ad aver fallito e a dover cambiare.

Qual è il fallimento principale del tanto sbandierato sistema sanitario lombardo? La privatizzazione non si è mai fermata.
Alla radice c’è l’idea che per curare le persone bastino grandi ospedali. In questo modo l’assistenza territoriale e domiciliare è stata lasciata allo sbando. E quando anche gli ospedali sono diventati veicolo di infezione, il sistema è crollato. Non lo dico io, lo dice il professor Massimo Galli del Sacco di Milano: “In Lombardia c’è stato il grande fallimento della medicina territoriale”.

[do action=”citazione”]Spero che nessuno pensi di mettere in croce il solo Gallera. È tutto il modello ad aver fallito: cinque anni fa denunciammo che il nuovo sistema avrebbe distrutto la sanità sul territorio[/do]

Lei come amministratore, come assessore a Milano fino ad un anno fa, ha cercato di cambiare le cose?
Cinque anni fa quando fu illustrata la riorganizzazione del sistema socio sanitario della Regione Lombardia, come Comune di Milano e assieme ad altri comuni anche di centrodestra denunciammo un problema sul territorio: gli effetti della riorganizzazione sulla medicina territoriale. Ma fummo esplicitamente ignorati. Oggi basta guardare al Veneto, altra regione di centrodestra, che però ha mantenuto una rete assistenziale sul territorio e che pur con un contagio partito in parallelo, ha numeri molto inferiori della Lombardia e una risposta molto più efficace alla pandemia.

Anche voi però un po’ di autocritica dovete farla. L’aperitivo per “Milano riparte” ha fatto contagiare Zingaretti e molti esponenti del Pd. Il sindaco Sala continua a spingere per la riapertura…
Quell’aperitivo è stato un errore e il sindaco Sala l’ha ammesso immediatamente. Ma non prendiamoci in giro: in quei giorni tutti – compreso Salvini – dicevano che bisognava riaprire, ma solo Sala si è scusato. In più il Comune di Milano – di cui non faccio più parte da un anno – ha attivato una rete di solidarietà per garantire i più deboli con un lavoro straordinario e unico in Regione.

Crede che questa emergenza e il fallimento nella risposta della Regione possa far scricchiolare il modello Lombardia che tiene la Lega al governo della Regione da decenni? Fra l’altro domani (oggi, ndr) il presidente di Assolombarda Carlo Bonomi potrebbe diventare presidente di Confindustria: un blocco sociale monolitico…
Mah, anche sulla zona rossa in Bergamasca non sono tutti ciechi come alcuni industriali. Credo che ci siano blocchi meno contrapposti di quanto si ritiene. Il tema è che senza salute e benessere dei cittadini non c’è sviluppo. Sono sicuro che anche molti industriali stanno leggendo più papa Francesco che qualche riferimento autoreferenziale. Serve un cambio netto di modello. Quanto a Confindustria, non conosco Bonomi e se proprio ne devo sceglierne uno, scelgo Aldo, che scrive per voi e con me.