“D’ora in avanti, per ogni suicidio ammazzeremo tre a caso nella seguente lista”. Questo il messaggio mail inviato a diverse alte cariche di governo e al Procuratore generale uruguayano da un sedicente Commando Barneix. Una minaccia emessa da un server della rete Tor, un sistema che consente di navigare in internet senza essere scoperti. E presa molto sul serio dalle autorità di Montevideo: perché riporta agli anni del terrore, del Piano Condor e della dittatura (1973-’85).

Pedro Barneix era un generale in pensione al quale, durante il suo primo mandato, il presidente Tabaré Vazquez aveva affidato il comando di un gruppo di indagine sui detenuti scomparsi sotto il regime militare. Su di lui, però, pendeva l’accusa di aver torturato e ucciso un giovane gelataio della città di Carmelo, Aldo “chiquito” Perrini.

Il giovane venne arrestato nel 1974, torturato e ucciso quando Barneix era un giovane ufficiale di intelligence nella caserma di Colonia, dove Perrini subì le torture. Nonostante i segni sul corpo, il giudice militare affermò che il gelataio era morto di morte naturale. Barneix avrebbe potuto cavarsela perché, nel 2013, la Suprema Corte dette ragione alla difesa dei militari denunciati per i crimini della dittatura e ne decise la prescrizione.

La decisione suscitò, però, numerose proteste internazionali: anche in Italia, dove si trovano molti famigliari di vittime del Piano Condor. La rete criminale a guida Cia serviva ai dittatori del Cono Sur per liberarsi degli oppositori ovunque si trovassero. Racconta Mario Occhinero, dell’Osservatorio uruguayano:“Andammo dall’allora ministro della Difesa, Emma Bonino, e la mobilitazione internazionale ebbe effetto, il processo si è riaperto”. Il generale Barneix venne processato per la morte di Aldo Perrini. Si suicidò a settembre del 2015, quando stavano per arrestarlo.

Il Commando Barneix, probabilmente composto da ex militari e uomini dell’intelligence, ha stilato una lista di 13 persone:Jorge Menendez, ministro della Difesa inviso ai vecchi circoli militari;Jorge Diaz, magistrato attivo nei processi al Condor, il noto giurista francese Louis Joinet; il Presidente del Movimento di Giustizia e Diritti umani brasiliano (Mjdh),l’ex viceministra degli Esteri Maria Belela Herrera; l’ex magistrata Mirtha Guianze; gli avvocati Oscar Goldaracena, Pablo Chargoñía, Juan Errandonea, Federico Alvarez Petraglia, Juan Fagundez e Hebe Martinez Burlé. E l’italiana Francesca Lessa, ricercatrice dell’Università di Oxford.

“Alcuni di loro – spiega Occhinero – hanno partecipato al Processo Condor, che si è svolto in Italia e di cui si attendono le motivazioni di sentenza per metà aprile. Pablo Chargoñía è avvocato in Uruguay per Andrés Bellizzi, uno dei 43 casi del Condor, l’attivista brasiliano Jair Krischke e l’ex giudice Mirtha Guianze hanno deposto a Roma come testimoni. Ora temiamo per la loro vita”.

Abbiamo raccolto anche la testimonianza di Francesca Lessa, che stava svolgendo una ricerca sui diritti umani a Montevideo, dopo aver seguito il primo processo Condor in Argentina: “Probabilmente mi avevano preso di mira mentre cercavo negli archivi del ministero degli Esteri – dice al manifesto – avevo trovato anche documenti su Troccoli, a conferma che continuava a prestare servizio all’Esma nel 1979. Il governo uruguayano mi ha invitato a non tornare nel paese in via precauzionale. Abbiamo tutti ben presente quel che è successo in Egitto al ricercatore Giulio Regeni. Questo messaggio del Commando Barneix serve anche a dissuadere i giudici dal proseguire con i processi”.

Un pericolo rinnovato dall’annuncio, il 13 marzo, dell’apertura di un altro procedimento a carico dell’ex colonnello uruguayano Eduardo Ferro per l’uccisione del militante comunista Oscar Tassino, nel luglio del 1977. “Ferro – precisa Occhinero – è accusato anche della scomparsa della nuora del poeta argentino Juan Gelman. Per questo, noi dell’Osservatorio Uruguay, l’avvocato Arturo Salerni, di Progetto diritti e Jorge Ithurburu della 24 Marzo, abbiamo interessato Amnesty International e avremo a breve un appuntamento con il senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione straordinaria per i diritti umani”.