Una partita per i diritti della comunità Lgbtqi+. È la prima volta nel calcio mondiale e avviene in Australia, il 28 febbraio, giorno in cui l’Adelaide United, club della A-League, scende in campo in onore dell’inclusività, con la squadra femminile ad aprire il programma del Pride Game contro il Melbourne Victory, prima della prova della squadra maschile contro i Central Coast Mariners. Per tutti gli atleti ci saranno il cognome e il numero di maglia con i colori dell’arcobaleno. Non è un caso che l’iniziativa per la comunità che include lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer e più in generale le persone che non si sentono pienamente rappresentate sotto l’etichetta di donna o uomo eterosessuale, venga dall’Adelaide United: qualche mese fa il club australiano ha pienamente approvato la scelta di fare coming out di uno dei suoi calciatori, il difensore Josh Cavallo.

OVVERO, il primo atleta ancora in attività che pubblicamente ha reso noto il proprio orientamento sessuale non etero. Una scelta che viene rimandata in altri tornei con un appeal mediatico più incisivo, come in Premier League: l’ultimo caso a dicembre, un calciatore anonimo ha confessato ad Amal Fashanu – nipote di quel Justin che nel 1990 ammise di essere gay, suicida nel 1998 – di essere omosessuale, scegliendo però il silenzio, temendo, se avesse scelto di vivere liberamente la sua sessualità, di «essere crocifisso». Negli anni scorsi, solo dopo il ritiro agonistico si è esposto l’ex calciatore della Lazio Thomas Hitzlsperger, mentre nella Major League Soccer c’è stata l’uscita pubblica, anche in questo caso dopo la fine della carriera, di Robbie Rogers, dei Los Angeles Galaxy, con la storia della sua omosessualità fino ad allora nascosta sulla copertina di Sports Illustrated.
«Sono un calciatore, sono gay» è stato l’intro di un video di Josh Cavallo pubblicato sul suo profilo Instagram, una confessione per «ispirare e mostrare che va bene essere se stessi e giocare a calcio, che va bene essere gay e fare il calciatore. Non siate spaventati, siate voi stessi. Io sono felice di far conoscere il vero Josh Cavallo». Il calcio australiano si è mostrato all’altezza della scelta di Cavallo: il Pride Game arriva alla fine di un percorso inclusivo, da qualche tempo non esiste più la Woman League, bensì la A-League Women, stesso nome sia per il torneo maschile che femminile per favorire l’inclusione, l’uguaglianza di genere. Ovviamente non tutto fila per il verso giusto: a gennaio lo stesso Cavallo, in un lungo post su Instagram, ha denunciato la serie di insulti omofobi subiti durante una partita di campionato con il Melbourne Victory, che per cancellare quel brutto episodio di intolleranza ha accettato l’invito dell’Adelaide United per il Pride Game.

«A TUTTI i giovani che hanno subito abusi omofobi, dico di tenere la testa alta e di continuare a inseguire i loro sogni – ha scritto Cavallo – sappiate che nel calcio non c’è spazio per questo. Il calcio è per tutti, non importa chi tu sia, di che colore sia la tua pelle o da dove tu provenga».