Ogni giorno e a qualsiasi ora, la televisione giapponese è popolata da una selva di comici che svolgono le più svariate funzioni, da quella, che sembrerebbe più ovvia, di far sorridere, a quella di intrattenere e presentare, ma ogni tanto anche dire la propria su argomenti di attualità. Negli ultimi venti anni si è arrivati ad un tipo di televisione generalista completamente saturata da comici e tarento, personaggi famosi provenienti da vari ambiti, ma di solito con la prerogativa di far ridere o sorridere. Una delle più grandi e influenti aziende nel mondo della televisione e dell’intrattenimento presenti nel Sol Levante è Yoshimoto Kogyo, di base a Osaka, forse la capitale della comicità, o di un certo tipo di comicità, un’agenzia che ha al suo libretto paga più di seimila comici. Ciò che non si vede però sul piccolo schermo è una satira che prenda in giro i politici o che affronti, anche in maniera leggera, tematiche legate all’attualità politica del paese. I programmi televisivi devono infatti aderire ad un rigido codice di trasmissione, l’uso di un linguaggio inappropriato e discriminatorio è proibito, così come sono tabù gli insulti, cosa che può essere piegata in vari modi, contro individui. A queste regole negli ultimi anni se ne sono aggiunte altre, non scritte, che in pratica proibiscono le battute e le critiche nei confronti dell’amministrazione in carica, e cioè il Partito Liberal Democratico, formazione politica che praticamente governa il paese dal primo dopoguerra in poi.

LA COMICITA’, per fortuna, non è solo appannaggio del mezzo televisivo però, gli spettacoli dal vivo in teatri sono un altro modo con cui il pubblico giapponese può trovare le risate liberatorie tanto agognate. Hiro Matsumoto è un comico che da più di vent’anni non va, cioè non viene più invitato, in televisione in quanto basa i suoi monologhi sull’attualità politica, una satira che colpisce specialmente il Pld e negli anni passati Abe Shinzo e la sua volontà di cambiare l’articolo 9 della costituzione giapponese, quello che di fatto proibisce l’uso della forza e la guerra per risolvere le controversie internazionali. Matsumoto non è naturalmente il solo, nella prefettura di Okinawa ad esempio è abbastanza popolare il gruppo comico Owarai Beigun Kichi che prende in giro la dipendenza del Giappone dalle basi USA presenti sul territorio. Matsumoto però negli ultimi tempi è salito alle cronache grazie ad un documentario a lui dedicato, Terebi de aenai geinin (Il comico che non si vede in TV), paradossalmente realizzato proprio da un canale televisivo della sua natia Kagoshima, e trasmesso localmente nel 2020. Dallo scorso fine gennaio il lungometraggio è stato distribuito in tutto il Giappone ed è attualmente in alcune sale dell’arcipelago.

IL LAVORO ripercorre la carriera di Matsumoto, dapprima attivo come comico e mimo, il giapponese si unisce in seguito al gruppo The News Paper, nove comici che prendevano in giro i politici di qualsiasi fazione attraverso imitazioni. Questo gruppo, attivo ancora oggi, viene spesso invitato ed apparentemente anche apprezzato alle feste di partito delle varie fazioni politiche, ma quasi mai appare in televisione. Alla fine degli anni novanta, Matsumoto si distacca dai The News Paper e in questi ultimi venti anni continua a calcare i palcoscenici di tutto il Giappone dove porta la sua verve e la sua satira che prende di mira, come si diceva, soprattutto le “malefatte” di Abe e del suo partito, non solo il tentativo di cambiare l’articolo 9 della costituzione, ma anche gli scandali che hanno accompagnato e punteggiato la carriera dell’uomo politico.

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