Un’udienza che, per le garanzie costituzionali che è chiamata ad attuare, dovrebbe essere raccontata con il massimo dell’aderenza alla verità processuale, diventa invece occasione per una narrazione spudoratamente propagandistica dell’ex Ministro degli Interni (a processo per il caso della nave militare italiana Gregoretti bloccata nel luglio 2019 dal Viminale per una settimana con 131 migranti a bordo ndr).

Si deve tenere conto che la Camera di Consiglio è udienza che ammette solo gli avvocati, l’imputato, il pubblico ministero, le parti civili, i testimoni. Si tratta, insomma, di un’ udienza a porte chiuse, senza pubblico e senza possibilità di accesso della stampa. Le questioni che in questa sede vengono trattate dovrebbero inoltre limitarsi a questioni di diritto, ad un controllo sulla natura delle prove a fine istruttoria, ad un’attenta analisi per verificare la fondatezza dell’accusa a fini procedurali, filtrando le imputazioni avventate attraverso la eventuale sentenza di non luogo a procedere.

Inoltre in questi procedimenti che hanno come imputato un ministro non c’è una vera Pubblica Accusa come in ogni altro, questa essendo costituita soltanto dall’Ordinanza del Tribunale dei Ministri, che non presenta un vero atto accusatorio o un qualche altro atto deliberatorio. Un compito che, in udienza, viene svolto dalle sole parti civili presenti (in questo caso dall’ “Associazione Accoglierete” a tutela dei minori non accompagnati, dall’Arci e da Legambiente). Le quali, attenendosi al ruolo che nel procedimento è loro assegnato, non hanno inondato con i loro post facebook, twitter e quant’altro, come ha invece fatto l’avvocata (ed ex collega ministra dell’imputato), Buongiorno.

Il risultato è che l’informazione relativa al processo non è alimentata dalla cognizione diretta che la libera stampa può trarre da quanto direttamente avviene in udienza, dalle dichiarazioni rese dai testimoni, dalle richieste degli avvocati, dalle rivendicazioni e dalle domande delle parti civili costituite, dalle conclusioni del Pubblico Ministero, dalle domande del Presidente Sarpietro, ma esclusivamente dalle conferenze stampa che alla fine di ogni udienza, sia per quella di ottobre che per questa di dicembre , Salvini e la sua collega di Governo, avvocata Buongiorno, convocano per dare la loro visione di quanto è avvenuto in Camera di Consiglio.

E così in ogni occasione processuale centinaia di giornalisti, di telecamere, impedite dalle regole che impongono che non sia pubblica l’udienza del Giudice per le Indagini Preliminari, vengono confinati entro il recinto fuori dall’aula, in attesa di cogliere segnali di quanto dentro la sala d’udienza si celebra: considerazioni del Presidente, interrogatori, difese, richieste, eccezioni.
Uno spettacolo da stadio, dispiego eccezionale di forze pubbliche compreso, che può giustificarsi soltanto con la personalità istrionica dell’imputato, con l’arroganza delle sue anticipazioni.

L’informazione così fornita mette in evidenza come meglio non si potrebbe la codardia del presunto “uomo forte”che ha centrato tutta la sua difesa sulla chiamata di correo degli altri ministri che certamente non hanno brillato per presa di distanza da Salvini quando erano al governo con lui ma che non hanno comunque trovato modo di farsi ascoltare quando hanno detto, Toninelli, di non aver partecipato alla decisione, o la ministra Trenta che si era adoperata per far scendere a terra almeno i minori.

È in questo clima di kermesse, che genera la nebbia della disinformazione, che il tribunale di Catania è costretto a lavorare per accertare quale delle due ipotesi presentate dagli organi giudiziari debba prevalere: quella del Tribunale dei Ministri che chiede il rinvio a giudizio di Salvini e quella della Procura di Catania che aveva chiesto il proscioglimento.

Per le udienze future, che saranno ancora più ‘sensibili’ all’esercizio mistificatorio dell’imputato e della sua difesa, è necessario sanare questa gravissima carenza di informazione che è il brodo di coltura della demagogia di Salvini, un insperato palcoscenico.

Occorre far ben capire che tutta la linea difensiva di Salvini è giocata esclusivamente sul tentativo di coinvolgere gli altri sodali di governo e sull’ipotesi di una pratica contro-legge secondo cui lo sbarco dei migranti doveva seguire l’accordo con gli altri Stati d’Europa, anziché analizzare i fatti di quello che egli definisce “presunto” sequestro di persona, nel tentativo di sfuggire alle sue personali responsabilità politiche e penali.

 

*Difensore della parte civile dell’Associazione accoglierete per la tutela dei minori non accompagnati