Qualunque volontario di un’associazione animalista o ambientalista avrà ricevuto una volta la telefonata di un amico che chiede come comportarsi con un animale «abbandonato».

Innanzitutto va ricordato che potrebbe essere solo una nostra impressione che l’animale incontrato sia ferito, solo o in difficoltà: non sempre è opportuno intervenire e, per quanto animati dalle migliori intenzioni, potremmo addirittura provocare un danno all’animale. Dobbiamo chiederci se sia davvero necessario prestare soccorso, tenendo bene a mente alcuni principi base che il Wwf e i Carabinieri Forestali hanno riassunto in un’infografica (www.wwf.it).
Va ricordato che la fauna selvatica è protetta e che ne è vietata la detenzione, per cui l’eventuale recupero di un animale deve essere finalizzato al suo ritorno alla vita in natura.

Concretamente occorre sempre restare a debita distanza quando ci si imbatte in un animale selvatico che appare in difficoltà, per osservare la situazione e valutare se e come intervenire. In linea generale è giusto farlo solo se ci sono animali feriti, tremanti, molto deboli o, nel caso di uccelli, con ali rotte, oppure esposti a pericoli evidenti come il traffico.

In questo periodo dell’anno si incontrano spesso giovani uccelli: nel caso dei nidiacei (solo parzialmente impiumati) la cosa migliore è trovare il nido, che non dovrebbe essere troppo lontano, e riporlo lì o, se il nido non si trova, fornirne uno alternativo con una scatola senza coperchio, da sistemare sull’albero più vicino. Se invece l’uccello ha già le piume, cammina a terra, saltella, ha gli occhi aperti e non presenta ferite, non bisogna toccarlo: il piccolo sta provando a rendersi indipendente e i genitori sono nei dintorni. Solo nell’eventualità di situazioni di pericolo (presenza di cani o gatti, strade trafficate) si può valutare lo spostamento in un punto più sicuro come una siepe nelle vicinanze. A distanza si può poi aspettare l’arrivo dei genitori: solo se non dovessero tornare, l’uccello va portato in un centro di recupero utilizzando una scatola con dei fori. Diverso è il caso di rondini e rondoni che, se trovati a terra, sono in genere in difficoltà e vanno recuperati.

È importantissimo invece non toccare mai i piccoli di mammiferi, anche se apparentemente soli o indifesi: basta un minimo contatto per imprimere l’odore dell’uomo e rischiare che la madre, quasi sempre nei paraggi, non si avvicini più, condannando il piccolo a una vita in cattività. Questo rischio riguarda in particolare i cuccioli di cervo e capriolo, spesso nascosti nell’erba alta, protetti dal loro mantello mimetico in attesa che la madre torni ad allattarli. Il cucciolo deve essere lasciato dove è stato trovato, bisogna allontanarsi in silenzio, non disturbarlo e non costringerlo a cambiare posizione, altrimenti si impedisce alla madre di ritrovarlo. E se l’animale ci sembra effettivamente ferito o in difficoltà, o se abbiamo la certezza che la madre non possa più occuparsene, è sempre meglio contattare un centro di recupero per ricevere consigli, senza improvvisare un intervento che potrebbe essere deleterio.