A distanza di tre anni dal loro primo disco I mortali, Colapesce e Dimartino si riaffacciano sul panorama discografico con il bellissimo Lux Eterna Beach, in uscita questo venerdì. 11 brani che, con diverse sfumature, trovano un punto d’incontro fra il cantautorato italiano, la new wave e la poesia simbolista. Lanciato dai singoli La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise d’accordo tutti e Ragazzo di destra, il duo siciliano ci ha raccontato qualcosa di più sull’album, a partire dalle tante references che, come pezzi di un mosaico, compongono il loro universo musicale. Dal kraut-rock dei Neu! alle incursioni sperimentali del prog dei Goblin e del Banco del Mutuo Soccorso. «Ci sono molte suggestioni musicali sì. Anche il dream pop dei Cocteau Twins e Scott Walker per quanto riguarda la parte di archi. E, nella title track, c’è molta Plainsong dei The Cure» dichiarano all’unisono «Per quanto riguarda il simbolismo invece ci piace l’idea che le parole rimandino sempre a qualcosa di diverso. La produzione di un brano può cambiare il senso di una parola. Riflettiamo spesso su questo, su come una parola in bocca a un cantante rispetto a un altro possa cambiare significato. Una canzone è concepita su questo equilibrio, di forme musicali e poetiche e se una prevale sull’altra tutto svanisce. È un potere che, se usato bene, può essere molto incisivo».

SEMPRE riguardo ai testi, Lux Eterna Beach può e vuole essere considerato anche un disco politico: «Splash è stato il “fuoco” del disco, ci ha permesso di comprendere meglio la destinazione che volevamo. Anche da un punto di vista testuale, il brano aveva qualcosa di politico, parlava del peso delle aspettative e voleva raccontare l’uomo contemporaneo. Nel disco c’è molta voglia di prendere la canzone non come un pretesto per prendere per forza una posizione ma per parlare di politica, per riportare la forma canzone a un livello narrativo che poteva avere negli anni 70. All’epoca i cantautori intervenivano sulle scelte della società, del Parlamento. Vogliamo dire la nostra perché è giusto farlo in questo momento». Ammantato di una luce magica e quasi trascendentale, il disco, «un “non luogo” dove sfilano una serie di personaggi», contiene anche un brano inedito di Ivan Graziani, I marinai, che la famiglia del grande cantautore ha voluto fosse completata da Colapesce e Dimartino. «Ci piaceva molto l’ambientazione marina e ha un testo molto attuale: “Per ogni figlio che è rimasto in mezzo al mare”, l’aveva scritta per i pescatori di Fano. L’abbiamo completata scrivendo il ritornello e poi abbiamo suonato sulla voce di Graziani. Ci siamo incontrati in un tempo che non esiste visto che la canzone è stata scritta trent’anni fa, ma forse è la cosa più “reale” del disco anche se è stato un incontro quasi nel metaverso» afferma Dimartino «Penso che incontrarsi in un tempo che non esiste, in questo momento storico in cui il tempo è sempre definito, è stato qualcosa di magico».